lunedì 6 agosto 2007

Dai che ce la posso fare

Sono arrivata al penultimo giorno di degenza nel villaggio dei pazzi, dove si fanno e si dicono cose da pazzi.
In questa casa gigantesca in cui si può essere anche in 12 ma comunque si riesce a non incontrarsi mai, squilla di continuo il telefono. Ogni stanza ha il suo apparecchio, ogni squillo è perciò un concerto sinfonico.
I bambini vitelli vanno in bici, piangono, vogliono cose, bere, mangiare, lettera, testamento. Ovviamente urlano e si lagnano. Si lagnano tantissimo, ma anche i grandi lo fanno, è proprio un'inflessione vocale, lamentosa e sfondatimpano.
Attualmente siamo in 4.
Oggi sono andata al lago, putrida fogna malsana e malarica. Caffè, sigarette, ghiacciolo all'amarena. Ho portato a casa 12 nuove punture di zanzara, una macchia indefinibile sul culo causa sedia lurida, un ciao ciao a tre uomini che frequentavano il mio liceo e che ora sembrano don Vito Corleone, una testa piena di discorsi interessanti come l'opinione di Ciccio prete su radio Maria, informazioni preziosissime su come caricare la lavatrice in modo da risparmiare tempo e denaro e poi ho saputo che (nell'ordine)

  • Una certa commare sora Assunta ha un cancro al duodeno
  • Un certo Zi Peppe è morto a 98 anni
  • Una certa Mariella la parrucchiera è incinta e non è sposata
  • Un certo Giordanino l'idraulico ha perso al gioco la casa e la macchina
  • Un certo Sandro così detto i porc, se la fa con la farmacista che se la faceva prima con un altro e prima ancora con un altro ancora, perciò detta : la troia.

Domani vado via.

Io sono un monaco buddista. Sono un'asceta senza legami con il mondo materiale.

Io sono la filosofia zen.

In me alberga lo spirito puro dell'astrazione.

O lo spirito dell'astrazione pura.

Io sono l'astrazione.

E la pace e il distacco e la noncuranza e anche due coglioni grossi come il culo di un'americana.