domenica 19 marzo 2017

MIO FRATELLO E' FIGLIO UNICO

Incredibile quanto si incasini la vita all'improvviso, e non eri pronta.


Incredibile quanto mi manchi Caruso che è morto a 39 anni, come uno stronzo, come era lui, lasciandoci a bocca aperta a ingoiare le mosche della merda dell'universo. 

Incredibile quanto ci pensi ultimamente, a quella faccia da afgano, ai suoi denti da Nosferatu, alle mani grosse, la sigaretta accesa, una in bocca e una nel posacenere, lui lo vinceva il fumo negli occhi, come l'ultimo grande eroe del west, un occhio chiuso, la birra stappata. 
E mi manca quel bastardo, tantissimo e non lo so perché adesso mi faccia piangere così tanto, dopo due anni che è morto e perché prima, prima non abbia versato una lacrima e ora la notte lo sogno e lo piango, troppo. 

Caruso, cazzone maledetto, ti piango lacrime inconsolabili.

Inconsolabile è il sapere che con lui è morta anche la nostra giovinezza e il nostro futuro rimandato, c'è tempo per essere felici, ci siamo sempre detti.  C'è tempo per essere felici e guarda, hai di nuovo perso il treno, con la pagnotta calda di Natalina nello zaino hai perso un altro treno, l'hai perso, questo è quello definitivo.
Mi cola il naso e come sempre non ho il fazzoletto. 

Questa primavera che non vuole arrivare mi fa male ai reni, il mio cane, il parco, il telo, porta un telo, stasera te ne vai affanculo Caru', è una settimana che dormi da me, eh mo'! poi vediamo, e non te ne andavi mai, ma cucinavi e lavavi tutti i piatti, e rullavi panetti duri come mattoni ed eri amico di tutti, i più disperati.


Oggi è la festa del papà e ognuno a suo modo, né io né Caruso abbiamo avuto un padre, ma Caruso peggio.


Spero mi venga in sogno, stanotte, per mandarlo affanculo, perché mi scopro arrabbiata, per lui morto così stupidamente, per me che di nuovo non mi raccapezzo e per questa nostalgia in fondo al petto che spinge forte, fa male.


Cristo, se fa male. 



domenica 5 febbraio 2017

Sono una grande scrittrice

Voglio pubblicare un altro libro.
Certo, magari prima lo dovrei scrivere.
In questo momento storico della mia vita potrei scrivere un libro che si intitola MAMMA.
23 Capitoli.
L'incipit sarebbe questo.
Mamma , mamma, mamma, mamma, mamma, mamma, mamma, mamma, vieni qua.
Sono già qua.
Avrei già i primi tre capitoli.
Primo capitolo
Mamma, mamma, mamma, mamma, mamma, mamma, mamma, mamma, mamma, prendilo tu.
Prendere cosa?
Prendilo!
Ma cosa?
PRENDILOOOOOOO
Ok, l'ho preso.
Secondo capitolo
Mettiti seduto, altrimenti cadi
Non posso, ho fatto la cacca
Terzo capitolo
Smettila di rimbalzare, ti verrà da vomitare
E invece io voglio rimbalzabuwauwauwagrrrrruwawwuurrr
Vi piace?
È autobiografico.

lunedì 20 giugno 2016

COSE NON DETTE

Per amore della verità e dei miei followers, che sono sempre quei tre di prima, di cui uno rimane comunque tutt'ora morto, mi sento in dovere di esprimere la mia opinione sui risultati delle elezioni comunali testé conclusesi.
No, non è vero. Ci ho ripensato, non dirò niente. Sarebbe veramente un pippone lungo e molto triste, tanto più che è la terza volta che combatto contro il correttore automatico dell'Ipad che non si vuole arrendere a pippone e me lo corregge con Giappone.
Dunque sarebbe un Giappone triste e complicato, ma soprattutto molto triste, triste di nostalgia della sinistra, triste di una visione del mondo che non appartiene più a nessuno, tranne che a me e altre 4 sfigati che non prendono neppure i voti dei familiari più prossimi, triste di quella tristezza dei vecchi che si ostinano a mangiare la bruschetta ma hanno solo due denti e poi il cameriere gliela porta via che s'è fatto tardi.
Perciò non parlerò di Renzi, che con le sue camicie slim ha fagocitato anche i più piccoli ritagli di sinistra, gli scampoli e le frattaglie, s'è magnato tutto e ora grufola nelle briciole. Non parlerò di Giachetti in quanto, giuro sul mio mignolo minollo del piede, da me assolutamente misconosciuto, fino a qualche mese fa infatti, non sapevo neppure chi fosse e tutt'ora, se lo incontrassi al Lidl, farei fatica a riconoscerlo.
E questa la dice lunga sull'incisività del candidato.
Non parlerò del demmerdismo subito da Marino da parte del suo partito di appartenenza, fenomeno talmente controverso e eccezionale che sta per essere studiato dalla Nasa e a breve partirà negli Stati Uniti una campagna di sensibilizzazione nelle scuola medie dal nome "Domani Marino potresti essere tu, denuncia il demmerdismo,  coraggio".
Non parlerò della Raggi perché in queste ore se ne stanno dicendo a fraccagnate, sono talmente satura di robe dette sulla Raggi che se proprio mi devi dire ancora una cosa sulla Raggi sappi che potrei
annuire ma, se ti dice bene, sto pensando ai posti in cui potrebbe essere finito il pennello per il fard
che dagli anni duemila, non so perché, si chiama blush, e se ti dice male ti sto mentalmente bestemmiando desiderando avidamente di infilartelo su per il culo quel pennello per il fard, perché nel frattempo l'ho ritrovato.
Non parlerò di ciò che è stato di me e del mio voto nella giornata del ballottaggio e prima ancora, del primo turno. Non dirò che per la prima volta nella mia vita, non ho votato.
Non ho votato pur schifando dal più profondo questa rinuncia a un mio diritto, ma con il vomito nelle viscere e la puzza di storto nei polmoni, non l'ho fatto perché per me sarebbe stato impossibile, fisiologicamente impossibile votare un candidato PD dopo il post Marino, perché per me rimane e forse rimarrà sempre impossibile, fisiologicamente impossibile votare un candidato M5S, chiunque esso sia anche se la Raggi non sembra male. Non vi dirò l'ultima cosa e poi vado a fare merenda con la crostata di mamma, e cioè che il mio, nei confronti del M5S è sì, un rifiuto ideologico e non dirò pure che IDEOLOGIA non è una parolaccia, non ti guardano male in sala d'aspetto dal dermatologo se la dici ad alta voce, la maestra non ti manda a chiamare se tuo figlio grida IDEOLOGIA in faccia a
un compagno, perché non posso accettare e mai potrò accettare di convergere con quel blob indistinto
di feccia e fascio, di magma e terraterrismo, di razzismo e subnormalità, di melma e sottosviluppo
cognitivo, di misoginia e neanderthalismo degli elettori della base del  M5S.
E ora che non vi ho detto un sacco di cose, posso tornarmene a fare quello che stavo facendo, sfoltire dalla rubrica del telefono tutti i numeri di chicazzoè. Ci sono due opzioni:
1) contatto totalmente scomparso dalla memoria dei popoli a breve e a lungo termine, dunque cancellazione immediata
2) contatto che dici ho capito chi è ma chittesencula, dunque cancellazione immediata
3) contatto che dici non lo sento da 35 anni eppero', c'è un però, dunque cancellazione rimandata.
4) contatto che si accolla a bostik ma non cancelli perché ti serve di riconoscerlo quando chiama così non rispondi.
Come avrete notato le opzioni erano 4, ma con la sola imposizione delle mani vi convincerò del fatto che ho sempre sostenuto che era 4 senza nemmeno sprecarmi a correggere qua di sopra.




Vostra farfamagaenonvotante.



domenica 19 giugno 2016

Ogni tanto un lamento

È tornata quell'inquietudine sorda; due anni e mezzo. Poi è tornata, il salato in bocca, la frustrazione di ogni posto che non è mai comodo, di ogni posto che mi sta storto, che mi sta fuori, la noia nelle parole, la distrazione, il bambino, il bambino, il bambino, una monade, ci bastiamo, ci esauriamo, ci sorreggiamo e poi l'inquietudiene e tutto mi stanca, ogni sguardo, ogni occhio, tutto mi estranea. 

Il contrario dell'emparia ha un nome del cazzo, non c'è bellezza nelle parole nemmeno quando sono così vere. 

martedì 18 giugno 2013

IO NO CITA, IO TARZAN

Su fb imperversa l'apoteosi del citazionismo. Che detto così non significa una mazza, ma lo so che m'avete capito.
La gente cita qualsiasi cosa. Si citano personaggi illustri che citano frasi celebri in cui si citano i versi di un cane che richiamano il fruscio del vento che ricorda una canzone strepitosa che alla fine, gira che ti rigira, è di Jim Morrison, della serie, tu lo cacci dalla porta e quello ti rientra dalla finestra.
Citare bene è una dote. Quanta ammirazione per quelli che mentre succhi una pescanoce a mezzogiorno ti cacciano l'ode al limone di Neruda, e la sanno tutta, ma talmente tutta che per azzittirli e fare una partita a ruzzle in santa pace,  gli devi dare una testata.
Io non sono capace.
Non conosco una poesia a memoria che dicasi una e pure con le canzoni sono piuttosto scarsa. Se poi poco poco mi dovessi ricordare un verso qua e là, non saprei a chi attribuirlo e sai che figura di merda, del tipo:
-La vita che si rompe nei travasi
secreti a te ho legata:
quella che si dibatte in sé e par quasi
non ti sappia, presenza soffocata.
- Bella, di chi è?
- Uhm...
Sudorazioni che preannunciano la disfatta...
- Eh...il grande..
La temi, l'hai chiamata, quasi la pregusti, la figura di merda...
- Sai, il grande...Riccardo Cocciante.
Purtroppo è così. 
Dice, è tutta la vita che t'ammorbi con De Andrè, un cazzo di verso, uno, te lo potresti ricordare!
No. Non me lo ricordo. E se me lo ricordo è ricordato male, con parole aggiunte o distorte, (l'arte dell'interventismo smerdopoetico ascrivibile alla psicopatologia dello scrittore mediocre che decostruisce, rimpasta e trasforma in sterco), del tipo:
- M'illumino e ti penso...
Con versi presi da più canzoni e manco sempre dello stesso autore, rimescolati insieme in un demente elogio del non sense:
- Sparagli Piero, sparagli ora, con te se ne parte la primavera, questa di Marinella è la canzone del gorilla che corre corre corre come una locomotiva dai che sciolgo le trecce e i cavalli, infondo dietro alla collina ci sta la notte crucca e assassina. 
Da notare l'assoluta libertà creativa nell'inserimento a cazzo dei connettivi, nell'arte del mixaggio i connettivi sono importantissimi. 
Perciò mi sottraggo alla citazione. Io mi sottraggo, ma ritornando a bomba sull'argomento di questo post, il resto dell'umanità con profilo fb, no. Il resto dell'umanità, cita. 
Spesso a sproposito, spesso decontestualizzando, spesso non sapendo scrivere in italiano, spesso riportando frasi dette da gente che secondo me manco esiste e se esistesse farebbe meglio a suicidarsi.
- Quando dentro di te c'è il vuoto, quando la tua intriorità è fredda e desolata, fatti una spesa alla coop. "Un frigorifero". 

 - Insegui i tuoi sogni, corri finché avrai fiato. Non perdere il tuo treno! "un pendolare"
Poi ci sono i vari link alle pagine di fuffa, ma neanche fuffa, di più, pagine della demenza digitale, pagine del nulla del nulla, talmente nulla che la fuffa in confronto è la teoria dei quanti, pagine del tipo la streghetta stocazzo, la cattivella vispa, le dritte di zia giuseppa, le chicche dell'elfo dei monti e di quella stronza di sua moglie,  e così via. 
Dico, questi non li vuoi attizzare bene bene sopra a quattro frasche secche e dargli fuoco?  E allora, dai con gli accendini... 

Vostra farfaionocitaioTarzan 

P.S

per i più bravi (e senza usare google) a chi appartengono i versi sopracitati: 
".. La vita che si rompe nei travasi
secreti a te ho legata:
quella che si dibatte in sé e par quasi
non ti sappia, presenza soffocata". ?
 

  

 

lunedì 25 marzo 2013

Batman, perché?

Allora, ho preso questo DVD perchè in molti mi avevano spaccato le palle su quanto fosse capolavoro, l'ultimo della trilogia, quello conclusivo, è meno dark, è senza effetti speciali, è bell è bell è bell, e invece è una merda.
Batman è una merda.

Forse non aver visto gli altri due non aiuta, forse non sapere niente ma niente di Batman oltre a certi pettegolezzi da parrucchiera circa la relazione omosessuale con Robin non aiuta, fatto sta che il film è veramente spietato, spietato nei confronti della mia capacità di sopportazione.
Che poi io lo so, a me i fumettoni proprio, però vabbè, pioveva, c'era la pizza, c'era la copertina e il divano, c'era quello della videoteca che non sa più che propirami, perciò ecco, ho fatto sta cazzata.

Intanto, dicevano tutti che sto qua sarebbe morto e invece col cavolo, il che non è onesto né intellettualmente né umanamente perché se uno spettatore si aspetta che il protagonista muoia, chillo poi addà murì, sennò c'è poco da andare d'accordo.

Comunque, in un arco infinito del film, durante il quale dopo i primi 20 minuti mi sono addormentata, Batman non compare mai.

Mi hanno poi raccontato che invece, mentre dormivo, è comparso per un breve istante ma solo per farsi sarcagnare di mazzate sotto una fogna per poi essere rinchiuso in una specie di buco umido e putrido in un luogo non meglio identificato, ma a occhio e croce sembrava un pozzo ed è stato lì che l'ho ritrovato quando mi sono svegliata.

Perciò, per vedere sta cazz'e maschera da pipistrello ho dovuto aspettare l'epilogo, alquanto rocambolesco aggiungerei, durante il quale un tizio con una museruola e una voce strana di nuovo lo sarcagnava di mazzate mentre era in corso una rivoluzione degli elettori del M5S che sparavano contro poliziotti e autorità dello stato.

A un certo punto una donna che sembrava amica ma poi gliel'ha messo indèr, ha preso un carro armato fumettato e è andata a far esplodere una bomba atomica non si sa bene dove, forse vicino al ponte di Brooklyn che però non era il ponte di Brooklyn.

Lì c'era il sergente Quinn di Dexter che non faceva passare nessuno, nemmeno certi bambini profughi puzzolenti sudicioni e mal vestiti accompagnati da uno che che guidava il pulmino della scuola e che poi alla fine del film si capisce che è Robin.

Fatto sta che Batman si ripiglia dalle mazzate prese dall'uomo con la museruola e nonostante abbia incassato una coltellata ad opera della amica cattiva, fa una pensata strepitosa e a meno di due minuti dall'esplosione nucleare, caccia una corda da traino dal portabagagli della sua macchina di batman supertecnologica, macchina che spara, ovviamente vola, va alla velocità della luce e fa numeri impressionanti, ma, attenzione, se si scarica la batteria devi comunque usare i cavetti rossi e se vuoi trainare una bomba atomica devi attaccare una fune al paraurti posteriore e, ovviamente, mettere le 4 frecce.

Insomma, il cavaliere oscuro, che ( apro una parentesi) quando è in borghese è un cesso tisico e sciancato e quando si mette il costumino diventa invece un fisicato da paura con una voce roca da imbecille,  corre verso il mare aperto a far detonare la bomba immolandosi lui stesso per il bene della comunità.
Però non muore, perchè alla fine del film riciccia.
Il maggiordomo infatti lo incontra in vacanza a Firenze ( che secondo me se lo sono inventato i doppiatori italiani che sto qua sarebbe andato in vacanza a Firenze non essendoci niente di riconducibile a Firenze in quelle brevi immagini di un vecchio seduto a un tavolino e lo sciancato e una donna molto figa poco più in là).

E infatti per tutto il film c'è stata pure una donna insaccata dentro a una gomma da palloncino e una maschera nera che forse era catwoman, ma questo l'ho dedotto io.  Quella donna evidentemente, è andata a Firenze con lo sciancato finto morto o presumibilmente resuscitato.








venerdì 15 marzo 2013

A figlia 'o Luciano

E' passato quasi un anno dall'ultimo post. C'era appena stato il terremoto in Emilia e ora che torno a scrivere c'è appena stato il terremoto in Ciociaria, perciò, lo so che nelle vostre semplici menti si sta per realizzare la banalissima idea che ormai scrivo solo quando la terra trema, ma non è così, uno perchè non sono Luchino Visconti anche se somiglio molto, due perchè le vicende umane personali e globali non devono necessariamente essere collegate tra loro secondo arcani processi di sincronicità junghiane, sempre che questo significhi qualcosa.

Allora, in un anno, avoja quante cose sono accadute. 

C'è un nuovo Papa, si chiama Francesco e questa mattina si è svegliato presto. Balla il tango e va in chiesa col pulmino delle suore. Le suore qui di sotto, mie nemiche per la vita, si stanno dando un gran da fare, hanno fatto fare la revisione al furgone della Volkswagen e aspettano con trepidazione la telefonata del tour operator del vaticano, il Papatravel, sperando che prima o poi tocchi a loro scorrazzarlo in giro per la città. 

Ci sono state le elezioni politiche e regionali. 

Per le regionali nel Lazio ha vinto Zingaretti, uomo capace e anche prestante, tuttavia mi chiedo come riesca a stare contemporaneamente anche al teatro Eliseo tutte le sere fino al 23 Marzo. 

Per le politiche una tragedia. 
Bersani è riuscito a perdere anche questa volta, a non vincere, a vincere così così, a perdere un po' sì e un po' no, insomma, una chiavica. 
Diciamo pure che finalmente il PD ha smesso di agonizzare, il processo di putrefazione ha avuto inizio, tra poco passeranno all'ossuario e arrivederci, parenti e amici non ne piangono la scomparsa. 
C'è Grillo che è un comico urlatore abbastanza volgare e pure mezzo esaltato e in questa fase in cui non vuole parlare con nessuno, sembra uno di quei bambini grassi e sempre offesi che appena la mamma gli compra il pistolotto strafigo superaccessoriato, quelli che l'hanno sfottuto a sangue fino a due minuti prima, cercano di circuirlo, lo lusingano, lo leccano
- Dai cicciopalla, non sei grasso, era uno scherzo, hai solo le ossa grosse.
E lui, no, non gioco no, il pistolotto è mio, no, no, non gioco e no.

Perciò siamo in una situazione di instabilità cosmica, senza governo e senza senso, la gente continua a perdere il lavoro, le fabbriche chiudono, gli imprenditori si suicidano, gli operai si danno fuoco, Berlusconi è ancora tra noi, si fa venire le congiuntiviti finte per non presentarsi ai processi, mi immagino lo sconforto dei magistrati, una vita intera a cercare di inchiodarlo e lui niente, sguscia via come fosse un porco unto alla sagra del porco unto, chi afferra il porco nel recinto vince una forma di pecorino. 
Poveri magistrati, disgraziati come Willy il cojote, quando sembra che stia lì lì per acciuffare  quell'uccello demmerda, zac, lui scompare, una malattia cronica, una prescrizione, una legge ad personam, una presidenza del senato e speriamo di no.

E poi sono appena stata a Napoli.
Napulè wè wè.

Vedi Napoli e poi muori, sì, perché ti viene il colera, la peste bubbonica, la pellagra, la sifilide, lo sfogo di san Gennaro, l'epatite a, b, c, d fino alla z, lo scorbuto, l'esaurimento nervoso.

Una sozzeria che diosantoddiosantissimo non si può descrivere. Non i sacchetti della spazzatura che trasbordano dai cassonetti come ci fa vedere il tg3, ma proprio le strade, i marciapiedi, le vie del centro, una lordura impressionante, carte, cartacce, pacchetti di sigarette, bottiglie, lattine, fiumane di mozziconi, mozziconi vintage, cartapecore cumane, tappi di birra del pleistocene, scalpi, pappe vomitate, merde di cane, copiose merde di cane ad ogni angolo, ad ogni centimetro di sanpietrino, merde di cane in diretta, di gente che porta il mastino a passeggiare e te lo fa cagare accanto al tavolo del bar in cui tu stai mangiando una sfogliatella che a bene vedere e senza troppa immaginazione, richiama quel colorito beige tendente all'ocra anche un po' diarroico.

E poi i luoghi comuni, tutti. Genti diverse venute da est dei vicoli del centro storico, in quattro su scooter 50, mamma, padre, bambino e neonato, tutti obesi e tutti senza casco.
Il casco, ecco. Il casco no. Loro non lo portano proprio. Non fa per loro, dà fastidio, vige una giurisdizione a parte, se sei in più di uno sul motorino, ma soprattutto se sei un undicenne e viaggi in tre su una sella sconquassata con il terzo che sta sul portapacchi, alle quattro di notte di sabato sera, contromano prendendo apposta tutti i sensi unici, allora no, il casco proprio non ti serve.

Cosa ancora: ah, i cazzi con tanto di spruzzo che imbrattano le facciate dei più fantastici monumenti storici che il mondo possa contemplare. I luoghi di culto, chiese del trecento, del seicento, il magnifico barocco napoletano, il chiostro di santa Chiara, la chiesa del Gesù, il duomo, piazza del Plebiscito, il tutto abbellito da cazzi e fighe e scritte decerebrate del tipo Ciro e Concetta Rosaria si amano più cuore.

Sconvolgente, no? Difronte a questo scempio in prima istanza mi è venuto da pensare alla pena capitale. Poi ho brevemente riflettuto sulla questione del relativismo culturale e il degrado socio-ambientale storicamente determinato, poi però ha vinto la pena capitale.  

Ma vi pare possibile? Può mai essere accettabile? Come se all'imprivviso il Colosseo venisse imbrattato da coatti protosapiens con bombolette azzurre e rosse e per il resto dell'umanità tutto ok, immagino il turista tedesco davanti al monastero di santa Chiara: 
- Cosa essere kvesto?  cuida lonley planet non dire
- Essere pfene cicantesko, cara. 
- No possibile, no fero! In chiostro di Sancta Klara?
- Sì mein leben, in terzo mondo kvesto essere normale. 

Insomma, lo sconcerto è tanto soprattutto perché Napoli è una delle più belle città d'Italia, mo' non ve lo devo dire io, no?  

La cosa triste è che esisterebbero pure cittadini normali, cioè, ci sono, io li ho visti, gente che si aggira triste in cerca di un cassonetto e non lo trova, quelli che fanno slalom con i passeggini tra le merde, famiglie che cercano di non essere uccise dalle auto impallate al semaforo che ha una funzione puramente formale, cioè, il rosso non è prescrittivo, è più un avvertimento, un consiglio, poi vabbè, ognuno valuta a seconda delle proprie esigenze..

E' un posto pieno di contraddizioni, la frase è d'uopo e non manca mai in una seria analisi di tipo socio-antro-etnologico.
Tipo cenare. Tipo ristorante. Per esempio per mangiare sono finita in questo posto cercando su trip advisor, il quale avvisatore consigliava viavamente di reacrsi in una certa trattoria detta la figlia 'o Luciano.
Abbiamo sbagliato, coè siamo finiti a mangiare in un posto che sì, si chiamava la figlia 'o Luciano, ma era praticamente la versione scrausa e abusivamente tarocca del ristorante titolare, a centro metri dallo stesso, lordo da far paura che in realtà poi manco ristorante era ma cucina privata di questa signora chiattona che vedete in foto, con i fornelli alle spalle che cucina il polpo e gli spagnetti e le melanzane nonsocome, senza mai preoccuoarsi di cambiare padella, manco una sciacquata veloce sotto il rubinetto che a ben vedere forse manco c'era.

Ora, senza voler svalutare la nota di folklore relativa al fatto di essersi trovati a cena a casa di una sconosciuta che poteva essere mia zia ma forse più la tua, dico io, ma l'ufficio d'igiene? certe esperienze destabilizzano, sconvolgono ma soprattutto sorprendono fino all'inverosimile perché alla fine, dulcis in fundo, proprio a volerci dare il colpo di grazia della confusione mentale,  la chiatta abusiva e tarocca, c'ha fatto pure la fattura, vera, una vera fattura in regola e allora è lì che le categorie consuete del mondo ti si capovolgono e si mischiano e allora non ci capisci più niente e pensi, come io ho pensato, di essere nel posto più bello del mondo, di aver fatto un viaggio in oriente che manco Istanbul ti offre tanto a livello di emozioni, e che manco ho dovuto spendere i soldi della Ryan air che a 200 km da Roma puoi immergerti in una dimensione parallela, che mischia vecchio e nuovo e bello e sozzo e regale e popolare e tamarro e principesco e sterco e ori e santi e teschi venerati più dei santi e luce abbagliante del mare e del sole e sotterranei gotici e oscuri, vita e morte e colori e grida e caos e pace innaturale e silenzio dei chiostri e dei monasteri, e tutto è mischiato, tutto impappato come un ripieno di sfogliatella, e consiglio vivamente a tutti di andare a Napoli a fare i turisti, perché Roma da questa prospettiva sembra Ginevra e andare a Tunisi, dopo Napoli, vi sembrerà noiosissimo.

Questo lunghissimo post è dedicato a Amos Benevelli a cui l'avevo promesso e a Alan Piralla che batto sempre a ruzzle.

Vostra farfannuale