venerdì 18 giugno 2010

NECROLOGIO PER I LETTORI MORTI DEL MIO BLOG

I commenti scarseggiano e visto che ciò può dipendere solamente dalla morte fisica dei lettori di questo blog e giammai dalla qualità dei post, faccio le mie più sentite condoglianze alle famiglie dei blogger estinti e che da qui passarono a dispensar saggezza e buoni consigli.
Sto leggendo Keats.
Il poeta.
Quello che è venuto a morire a Roma a 25 anni e che è sepolto nel cimitero acattolico della Piramide Cestia insieme a Gramsci.
Quello sulla cui tomba Oscar Wilde ha passato un intero pomeriggio, sdraiato e in adorazione.
Ho visto questo film l'altra sera al Tibur che mi ha fatto salire la voglia di poesia.
Io e la poesia non siamo mai andate troppo d'accordo; i poeti ti dicono: la poesia non si deve comprendere, è una questione di sensi. Ti prende alla gola come una tonsillite.
Vediamo, non sopporto le cose che non capisco, per questo in fisica era una pippa e in chimica una pippa peggio.
Sono troppo prosaica per la poesia, non mi sono mai piaciute veramente nemmeno quelle che gli innamorati mi hanno dedicato nell'arco della mia musevole* vita.
Inoltre ho una trave nel cervello dovuta a bagordi magnerecci e beverecci di ieri sera e non so quanto in questo caso la poesia aiuti, ma l'Oki certamente di più.

E' incredibile costatare quanto le apparenze ingannino, o se vi piace di più, quanto i pregiudizi guidino la nostra percezione del mondo e delle persone che incontriamo.
Prendi me. Mentre cucino mi accorgo che mancano degli ingredienti indispensabili, vado al market pakistano.
Ho indosso una specie di palandrana da casa dentro cui sparisco e che mi fa le gambe come due stecchi sammontana. I capelli sparati da schiava negra, un sacchetto in mano ( che la mia coscienza ecologica mi impone di portare), la sigaretta in bocca..
Entro nel negozio e compro due limoni, un vinaccio in tetrapak ( che uso per cucinare perchè quello buono me lo bevo) e già che ci sono, una cerese e un pacco di cerotti per uno sbrego sul dito medio.
In più, guarda caso, pago con monete da 50 e 20 centesimi, come se le avessi raccolte al semaforo o scollettando alla stazione Termini.
Il pakistano mi guarda con una faccia miserevole, si lancia sguardi complici col compare commesso e inizia a seguirmi metti caso che mi freghi una siringa o un pacco di cotone idrofilo.
In un nano secondo ha fatto di me una tossica allo stadio finale, cosa che non sono, nè tossica, nè allo stadio finale, ma tant'è, ecco il pregiudizio.
Come quando Particella di sodio si era convinta che un suo alunno fosse un indiano 50enne con seri problemi di lingua, salvo poi scoprire che si trattava di un calabrese che di anni ne aveva 30.
Oppure quando al parco un apparente barbone presunto molesto mi si avvicina e prima che riesca a parlarmi gli allungo 50 centesimi, lui rifiuta gentilmente e subito dopo mi dice che voleva solo sapere cosa stessi leggendo e chiacchierando chiacchierando viene fuori che è un ingegnere nucleare in pensione.
Le apparenze, le convinzioni e gli schemi mentali che ci costruiamo nell'arco della nostra esperienza ci traggono in inganno.
Pensa alla mia estetista che è convinta che sua mamma sia del nord e invece è solo abruzzese.

*Musevole: da Musa.

Vostra
Farfainpoesia.