CACIO E PEPE:
bollire la pasta, corta possibilmente e di qualità non scadente, ( la pasta è già di per se un alimento insulso, figuriamoci se poi è di quelle da 12 centesimi 4 pacchi)
scolare al dente e tenere un poco d'acqua di cottura da parte.
Mescolare parte del pecorino( rigorosamente romano o sardo e anche questo buono..) nell'acqua lurida piena d'amido della cottura, farlo sciogliere, aggiungere la pasta e aggiungere ulteriormente pecorino a sfondarsi.
In ultimo una bella manciata di pepe appena macinato ( va bene anche macinato dal salumiere, non è che dovete macinarlo all'istante col torchio di pietra pomice che tutti in genere hanno in casa, riposto nel cassetto delle tovagliette imbrattate di macchie indelebili)
Procedere a impiattare, afferrare con vigore la forchetta, accanirsi con un pizzico di cattiveria sul maccherone e portare alla bocca, masticare con calma 3 o 4 volte e madare giù. Annaffiare il tutto con dell'ottimo vino rosso, preferibilmente piemontese e non il solito montepulciano d'abruzzo che non ne possiamo più.
Ecco.
Oh questa è una ricetta vera, però.
sabato 2 dicembre 2006
Il ricettario della Fata
Pubblicato da zero in-coscienza alle 18:06