Come ho già sfrangiato abbastanza qualche giorno fa circa l'argomento, ho rivisto il mio Gallo più caro che vive a Parigi. Dopo un periodo geologico che non ci vedevamo mi chiama per dirmi che sta per arrivare a Roma, con il cuore in gola gli dico di prendere la metro che lo avrei recuperato a San Giovanni.
Arrivo trafelatissima con Free, parcheggio dall'altra parte della strada, aguzzo lo sguardo per capire se quell'uomo davanti alla Coin che sembra e non sembra lui possa essere veramente lui.
Bello. Irriconoscibile quasi, non fosse che per quella postura stortarella e lo sguardo vispo. Anche lui, fatalità, mi riconosce a 40 metri di distanza. Sbracciamo impallinati dall'euforia come due bagarozzi rivoltati, prendiamo a correre l'uno verso l'altro, il semaforo ci impalla, verde, la corsa riprende a braccia tese e sorrisi stirati, eccoci, ci siamo, con le lacrime agli occhi e le palpitazioni nel torace ci abbracciamo all'angolo della strada, tra l'Appia e via magna Grecia.
Scena edulcorante e idilliaca, la gente si ferma commossa ad osservarci, le vecchie si inteneriscono, i bambini ci indicano, mentre noi ancora non riusciamo a spiccicarci e poi... un secondo dopo una manina, anzi una manona mi bussa alle spalle uno due tre volte. Alla prima non ci faccio caso, sono troppo assorta tra le braccia del Gallo. Alla seconda penso che qualcuno mi abbia urtato. Alla terza mi giro incarognita e chi ti trovo? Un compagno del ginnasio gigantesco e abominevole che non vedevo da 12 anni sacrosanti, sfigurato, gonfio come una cornamusa di massa muscolosa e pettorali. Braccia orrende lontane dal busto per ovvi motivi di bicipiti, testa enorme da bue, beh, questa cosa mi fa:
-Caio
Io, ancora avvinghiata al Gallo
-...
- Non ci posso credere, sei proprio tu?
Io, sempre avvinghiata al Gallo
-...
- Che coincidenza, ma come stai?
non lo vedi come sto, brutto imbecille? penso, appena un po' meno avvinghiata al Gallo
- E' una vita che non ci vediamo
- Appunto
Dico e aggiungo a mente che un motivo ci sarà se non ci si vede da una vita, no? ormai definitivamente staccata dal Gallo. Il tizio finalmente mette in circolo il neurone solitario tra miliardi di testosterone e mi fa
- Ah! scusa, forse...
Vuoi dire che forse disturbi?
- Ma .. via va di pranzare insieme?
- No..
-Ah.. ok
- Ok
che sa di ma vattene affanculo.
Ecco. Insomma l'idillio rovinato, distrutto, scardinato in un nano secondo dalla mia sfiga proverbiale. Avrei avuto qualcosa di assolutamente smielato da raccontare per anni alle amiche e invece ciò che ne rimane è una scena grottesca alla Muccino.
Che tristezza. Sarà che i papponi alla Giula Roberts non mi vengono bene per ovvie questioni di DNA.
Ma io dico, non abbiamo tutti diritto, anche noi poveri mortali, a qualche minuto da Hollywood?
Fate voi!
Seconda cosa da turchi.
Io e Free al semaforo. Si tratta della solita questione del bauletto aperto di cui non ho più scritto non perché la gente all'improvviso abbia smesso di farmelo notare, ma perché ormai è diventata una cosa talmente usuale, fa talmente parte delle mie abitudini che sentirsi dire: senti, scusa, hai il bauletto aperto, è come al mattino svegliarsi e prendere un caffè. Una prassi, insomma. Questa però è strana e si distacca dal solito cliché.
Dunque io al semaforo, si accosta uno dei miliardi di scooters che circolano in questa città. Non mi volto neppure a guardare perché tanto so che sta per dirmi scusa hai il bauletto aperto e invece questo che fa? non mi tocca? proprio così, allunga una manina guantata e mi picchietta sulla spalla. Sobbalzo che quasi mi ribalto sul cemento. Mi giro urtata e trovo dinanzi a me l'immagine di un ragazzo bellissimo di quelli bianchicci completamente glabri gli occhi azzurri e i capelli di un giallo quasi fosforescente, tipo nordico, di quelli che somigliano ai putti michelangioleschi e forse in virtù di questo meno erotici di un bambino dell'asilo ( anche se per come vanno le cose ultimamente questa affermazione potrebbe essere fraintesa, visto l'attuale interesse delle maestrine d'asilo per i fanciullini dai micro-piselli, comunque).
Sto per dirgli ma che cazzo ti salta in mente di toccarmi quando il putto mi fa un cenno verso il bauletto. Insiste forse perché la mia faccia, basita, non dà segni di vita ( che lo so che è una cacofonia, ma non so fare di meglio). Indica e indica.. non sapendo che fare gli dico si lo so è rotto e lui in tutta risposta mi annuisce, mi sciorina un sorriso da pubblicità del filo interdentale e con le mani alla bocca, prima di ripartire con il verde, mi manda un bacio alla Jane Eyre.
Ovviamente ci metto un po' a realizzare che forse sono pazza io o che il putto è sordomuto, che il putto è stronzo, che il putto è fuori di testa, così prima che qualche automobilista coatto mi linci del tutto ( cacofonia) mi rimetto in moto verso nuove storie da bauletto galeotto ( cacofonia).
Ultima cosa da turchi:
Ieri sera io e Big Dick in autostrada verso la provincia per assistere a un concerto di giovani talentuosi.
Io: Ma tu lo sapevi che quella cosa che hanno in testa i carabinieri è una fiamma?
B.D: Si..tu no?
Io: ...
B.D: lo sanno tutti..
Io: certo che lo so... d'altronde si chiama fiamma dei carabinieri per questo..
B.D: ??????????
Io: Ah no! era L'ARMA DEI CARABINIERI!!!!!
B.D: ... e le fiamme gialle cosa sono secondo te?
Io: I pompieri?
B.D: Sigh!
Io: No?
B.D: si come no, quelli della disinfestazione si chiamano LE PULCI VISPE... dove devo andare?
Io: E' una strada dritta senza svolte... secondo te?
Ecco, adesso ho detto tutto.
anzi.. faccio un pò di pubblicità a un gruppo emergente fighissimo
( come dicono i giòvani)
Gli Alf Trinity, l 'album è Three and a H-Alf... se lo mettono on line, scaricatevill!
martedì 1 maggio 2007
cose turche della vita
Pubblicato da zero in-coscienza alle 10:16
Etichette: deontologia del bauletto aperto, ma che ne parliamo a fare