E cmq il mondo è pieno di persone tristi.
Ma a parte questo, oggi, mentre tornavo a casa con free, un tizio mi ha ciccato in faccia, scaccolando dal finestrino dell'auto. All'improvviso mi sono sentita in bocca la consistenza polverosa della cenere perciò altro che che cenere alla cenere, piuttosto cenere e ingoia.
Ma torniamo alla tristezza delle persone dotate di intelligenza.
Una tristezza, ma una tristezza! una tristezza talmente triste che ogni volta che la persona triste ti si manifesta piuttosto che incontrarla preferiresti far finta di essere un albero, ti metti in posizione vegetale e ti sta bene persino essere pisciata dai cani.
Il fatto è che non se ne può più della gente triste e insoddisfatta e tormentata e frustrata.
La gente triste è brutta, è pesante, è antipatica, è rosicona, è evitata tanto quanto la peste bubbonica o la merda come Calderoli.
La gente triste dovrebbe avere il coraggio di suicidarsi.
La gente triste dovrebbe evitare il prossimo, dovrebbe iniziare a correre non appena all'orizzonte scorga un suo simile felice o normoumorale.
Si può essere tristi per un'infinità di motivi, ma in genere a nessuno può fottere di meno di conoscere i motivi dell' infelicità altrui e se può sembrare che invece gli stessi motivi vengano ascoltati con trasporto e comprensione è solo per estrema educazione e incapacità sociale da parte dell'interlocutore vessato ( e anche gonfiato) di dire: A' sfigato, ma vattene un po' affanculo, te e la tua tristezza!!
Per canto mio, quando sono triste penso al fatto che discendendo da un primate antropomorfo forse basterebbe un accoppiamento ben fatto o una cena con i contromazzi a far passare tutto. In genere funziona, in entrambi i casi, meglio se assieme, cioè prima l'uno e poi l'altro, in ordine di importanza.
Se la tristezza è particolarmente accanita, mi guardo bene dall'alzare il telefono e ammorbare essere umano alcuno. Io non parlo mai della mia tristezza, nessuno dovrebbe parlare della propria. Tutti dovrebbero smetterla di parlare e cominciare a ingoiare prozac senza troppi rosari.
Perciò, intelligente lettore di questo blog, tu che sei d'accordo con me, tu che capisci cosa voglio dire, tu che hai appena passato 15 ore ad azzupparti le lamentele dell'amico del cuore che ti parla di un diffuso malessere non meglio identificabile ma presumibilmente determinato da cause multifattoriali di situazioni che sfociano tragicamente verso uno stato emotivo di tristezza infinita, allora, tu devi sapere che, se a un certo punto fai scivolare con nonchalance una pastiglia di prozac o un tatig o altro a piacere a seconda del mercato nero psicofarmaceutico, nella birra dell'amico, Ti accorgerai che il tuo ( ma anche il suo) problema scomparirà pian piano nella calma oppiacea e nell'oblio.
Devo aggiungere per correttezza intellettuale che ( come avvenuta presa notizia del fatto) la sottoscritta memmedesima si trova attualmente e concettualmente d'accordo con decreto proposto dal ras Giovanni Alemanno ( detto Gianni ma anche cazzone) circa l'esigenza di eliminare dal circuito del traffico cittadino romano le carrozze e i calessi trasportati da poveri cavalli svaccati (?) trasportanti culone e tripponi americani che solo a parlarne mi viene schifìo.
Importante sottolineare che SCHIFìO res altra est rispetto a SCHIFO e a ciò che un tale concetto veicola in termini semantici.(?)
Cmq, il Ras Giovanni Alemanno, detto anche Gianni o cazzone, ha dunque deciso, in accordo on Farfallula, che porca Eva, per Giulio Cesare Imperatore: basta! basta con i cavalli affamati assetati maltrattati rincoglioniti dal traffico, dai bus, dai motorini e dalla persone tristi che circolano liberamente in città. E allora li vuole eliminare, non i cavalli, ma i carretti. Forse anche i cavalli: grande arrostata in casa Alemanno, questa sera, ore 21:00, ospiti in toga antico romana, donne ingresso libero solo se accompagnate da centurioni o se intonanti l'inno nazionale.
martedì 22 luglio 2008
HAPPY HOUR A CASA DEL RAS
Pubblicato da zero in-coscienza alle 00:36
Etichette: deontologia del bauletto aperto