venerdì 20 maggio 2011

C'ERA UNA VOLTA IL BLOG

Eh, una volta c'era.
Tanti anni fa, quando nonna era giovane e aveva più o meno la tua età, esistevano i blog.
Si scrivevano i post, ci si impiegava anche molto tempo, dei lunghi quarti d'ora, poi si pubblicava e la gente ti leggeva. Ma leggeva contenuti, mica queste stronzate di piccole frasi che scrivete ora voi su Facebook del tipo: mi sento stanca, w la juve, adoro i kiwi, mi puzza il culo e il papa è gay.
I blog creavano dibattito, i lettori si infervoravano, commentavano accaniti, si affiliavano, c'erano coloro che erano pro e coloro che erano contro la tua visione del mondo, chi ti adulava e chi ti insultava.
Era tutto un fermento. Era uno strumento di libertà, ognuno con il suo blog a dire le cose che gli passavano per la testa senza badare alle censure.Qualcuno si fidanzava anche tramite blog, ma erano storie pregne di sostanza, storie di contenuto, storie serie, storie di uomini e donne, storie di storie, storie di storie di storie, mica come ora, voi, con facebook che vi innamorate il tempo giusto per scrivere sulla bacheca: vado a lavarmi i capelli e poi tutto finito.
Ai nostri tempi la persona aveva un valore per ciò che è realmente, per la sua complessità, per la sua profondità, umanità, diversità, alterità, iità, eglità, tuità, essità, noità e voità e non per il numero di amici finti n volte infinito che compare sul profilo fb.
E poi c'era la punteggiatura. Un valore inimmaginabile aveva la punteggiatura nei blog.
Tutti a badare alla punteggiatura.
Ai miei tempi si scriveva, con un, senso della) punteggiatura; veramente impeccabile":;.quasi. maniacale direi.
Ora voi che fate, invece?
Cliccate su mi piace con la consapevolezza motoria di uno spastico.
Chattate con il compagno dell'asilo senza sapere che è morto da un mese e quella è una pagina messa là dai parenti in sua memoria.
Ai nostri tempi, la vita ti sorrideva. Tutto era più profondo. La gola era profonda, i dirupi erano profondi, il ventre del pollo ripieno era profondo, anche la carta velina era profonda, ah, la carta velina di una volta...cose che non potreste nemmeno immaginare se non ci fossimo noi anziani a raccontarle.
Noi siamo la memoria e sappiatelo che un popolo senza memoria è un popolo senza memoria.


farfa