sabato 29 agosto 2009

SBERLO

Cosa succede nel frattempo in Italia.
Intanto per esempio succede che Rai e Mediaset all'unisono, ma si potrebbe anche dire Raiset e Mediai, o se volete televisioni di, pilotate da, manovrate da, strumento del potere di un certo SBerlo si rifiutino di trasmettere il trailer di questo film, presentato al 66° festival di Venezia.
Niente pubblicità per Videocracy sulle reti del re.
Ora il film esce il 4 settembre e ovviamente il pubblico dal dente avvelenato riempirà le sale, il problema di fondo però, sollevato dal film stesso, è che l'80% degli italiani attinge informazioni sul mondo direttamente ed esclusivamente dalla televisione, perciò, belli de mamma, alla fin fine, come dire, ce la cantiamo e ce la suoniamo sempre inetr nos dunque sperare che l'ago della bilancia si sposti anche solo di impercettibili millesimi di grammo, è pura fantascienza.
Questo il trailer di cui ci sono altre versioni non meno inquietanti e che vi invito a cercare sul web.
Succede poi che lo stesso SBerlo di cui sopra decida consigliato dalla sua manica di avvocati che puzzano di zolfo di citare in giudizio Repubblica a causa del famoso decalogo di quesiti in realtà fin troppo mollicci nello stile 'quanto siamo educati quanto siamo carucci e che bon ton noi di sinistra' reputate invece -ah ah ah ah- diffamatorie dal premier e dal suo entourage del maligno.
Morale, o meglio, Im-morale della favola, non è che si sia risposto neanche a mezza domandina tanto educatamente posta, ma - udite udite- è stato chiesto un risarcimento danni per un milione di euro al gruppo espresso.
Wow! Allora visto che ormai s'è tutto irrimediabilmente capovolto, io mi faccio istallare due ruote al posto delle mani e da oggi in poi vado in giro pattinando a testa in giù, con la gonna che mi si rovescia sulla faccia.
Leggetevi l'articolo su Repubblica, non mi sforzo a riassumere, è facile, si clicka e via, scoprirete anche che sotto le scudisciate degli squali c'è pure la stampa estera, El Pais e Le Nouvel Observateur.
Per quanto mi riguarda, ormai non riesco neanche più ad incazzarmi. E' come se il mio corpo avesse sviluppato anticorpi grossi come pantegane e avesse cominciato a badare solo alla propria vigliacca spravvivenza rendendosi immune al virus.
Come se, rendersi e ritenersi inataccabili dalla propaganda, sia già di per sè una gran conquista che permette di assicurarsi la salvezza, se non del proprio di dietro, almeno della propria anima, almeno di quella.
A proposito di di dietro, tornando al feceto che forse come tono mi si addice di più rispetto al tragico-apocalittico, vi informo che un'altra farfagaffe è stata consumata un paio di sere or sono.
Ristorante.
La signora va in bagno.
La signora torna dal bagno.
Nel tragitto di ritorno incrocia 178 camerieri, di cui uno inginocchiato a riassemblare roba in uno scaffale rasoterra che la guarda dal basso verso l'alto a lungo, mooolto a lungo.
In generale tutti la guardano a lungo, mooolto a lungo.
La signora torna a sedere. Venti minuti dopo l'allegra comitiva si congeda. Gli uni in una direzione gli altri in quella opposta.
Quelli nella direzione opposta, in un ultimo retrosaluto fanno dunque notare alla sottoscritta signora di avere il simpatico deretano, nello specifico della serata anche perizomato, in totale bella mostra, essendo ahimè, il lembo della gonna, la parte posteriore, rimasto completamente e inavvertitamente incastrato nelle mutande interdentali.
Perciò, imbarazzo a mille e croce sopra al ristorante in questione che si va ad aggiungere alla lunga lista dei luoghi in cui non posso più farmi vedere ( per motivi che un giorno elencherò).

P.S: Ma io mi domando e dico, dico, un cane, un cristo che mi avesse detto: scusa, non è per niente eh, ma vorrei farti notare che hai il culo all'aria, te lo dico così, non per malizia, chessò, magari non te ne sei accorta, magari ti farebbe piacere rimettere le cose a posto prima che ti vedano altri milioni di persone, poi boh, se è una forma di esibizionismo, fai pure, non mi da mica fastidio, ciao eh e scusa ancora, non volevo di certo essere insolente..

farfavvilita

mercoledì 26 agosto 2009

SERPICO TI LOVVO


A Roma c'è un caldo che se prendi un ghiacciolo quello ti guarda e ti supplica di sopprimerlo.
Ho comprato un nuovo ventilatore da Auchan, euro 11,99. E' di quello con i piedi, lo stecco e con i tacchi è più alto di me.
Vibra un casino quando è al massimo, sarà forse perché costa 11 euro?
Il motivo di questo nuovo acquisto non è la smania del consumatore estivo, ma l'emergenza visto che l'anziano ventilatore cedutomi in dote da mio padre a cui a sua volta era stato ceduto da mia nonna ( i beni di famiglia) qualche giorno fa ha deciso di suicidarsi nel modo più cruento.
Riposava tranquillo - e spento- sul davanzale e senza apparente motivo si è buttato giù, dal terzo piano. Si è sfracassato.
Avrebbe potuto uccidere chiunque, i nostri vicini del piano terra mentre la madre usciva a fare una passeggiata con bambino nel passeggino, il ragazzo del volantinaggio, il postino, l'agente immobiliare, il testimone di geova, il lobotom di lotta comunista con il suo stupido giornale da appioppare, quello della chiesa evangelica et varie et eventuali.. per fortuna le conseguenze di tal gesto inconsulto sono ricadute solo su di lui, è morto sul colpo dato che l'ho dovuto raccolgiere con la paletta.
Ora, non essendoci quel giorno a Roma un alito di vento, come mai nei trascorsi 5 mesi, avendo il gatto un alibi di ferro- era spiaggiata sul letto come grasso di foca per tartine- escludendo il fantasma di Michael Jackson e altre presenze spiritiche, non c'è stato bisogno di scomodare Montalbano nè il mio adorato Serpico nè Maigret, è ovvio che trattasi di suicidio premeditato.
Quanto alla mia italica traversata verso il regno sabaudo, ciccia, niente di fatto. La sera stessa in perifrastico procinto di partire, ho voluto controllare un ultima volta per eccesso di zelo e di culo, le convocazioni torinesi scoprendo con mia enorme soddisfazione, che erano state rimandate.
Tarantella minima fu la manovra di correre in stazione a cambiare i biglietti di cui beneficiò Big Dick per un suo imminente viaggio di lavoro a Milano.
Nel frattempo, mentre i Savoia si decidevano a ristabilire i giorni certi della convocazione, sono arrivate le nomine capitoline, perciò il 2 settembre vado a scegliermi il sudato anelato frustrato poco remunerato e poco edificabile precario posto fisso sperando che non mi si appioppi un posto assurdo in provincia di Roma dove i giovani dicono ti lovvo e inneggiano a Giulio Cesare, nel qual csao il dramma mi toccherbbe solo di sponda avendo io a che fare con minorati psicofisici di taglia small!!
Volendo rimanere in città, prediligerei perciò il centro, centro centro, o al massimo una scuola che scendo le scale, attraverso la strada e mi ci infilo senza macchia e senza colpa.
Detto questo, mi scuso con sir lord Milton per la lungaggine del post.
E come dice il caro Fidel M'Banga Bauna,
....
Arrivederci....

domenica 23 agosto 2009

L'ARTE DEI PAZZI

Dicesi "arte dei pazzi" quella modalità del comportamento umano poco riflessivo che ti porta a fare 4000 km su e giù per l'Italia nell'arco di una settimana.
Perciò ecco che m'intreno da Torino verso Roma ieri l'altro per invagonarmi di nuovo domani notte.
Trenitalia mi deve un premio stupidità e se posso suggerirei all'amministratore delegato di fornirmi fragole e champagne o sushi e champagne o anche roquefort e champagne e a voler proprio giocare in casa va benissimo anche anche gorgonzola e prosecco di Valdobbiadene con due B o il tutto cumulativamente servito in random.
In alternativa, che non ci vedo niente di male, una monovolume così mi si levano dai piedi una volta per tutte e vaffanculo.
C'è una vacua possibilità che mi diano da lavorare in quel di Savoia in tal caso martedì mi metterò come una trottola a cercare una casa piemontese, mollare la casa romana con la speranza di poterla invece mantenere per un altro anno subaffittandola, col beneplacito del proprietario, a qualcuno disposto a poggiare il culo nella capitale per un solo et unicum anno.
Lo dico sempre, da una vita, ora me ne vado ora me ne vado e ora forse me ne vado davvero.
Da non credersi.
Per un anno. Solo et unicum.
Magari poi saranno due.
Magari no.
Lasciare Roma è dura. Qua ho messo assieme tutti i tasselli che seppur combinati a cazzo stanno insieme e mi fanno così, come sono, verde e abbronzata, alta e bassa, tatuata e spocchiosa, chic e plebea, frivola e chiommatica, e tutti i contrari che vi pare 'chè questo è un trucco narrativo che non m'è mai piaciuto.
Vi ritengo informati dei fatti e responsabili -penalmente- del mio futuro oltre che aggiornati sui prossimi sviluppi.

Corro 50 minuti di fila, sono un drago.

lunedì 17 agosto 2009

ANTROPOLOGIA

Per ora sono in un posto improbabile in montagna, età media 73 anni, pochi i segni della civilizzazione, in cui la sera si attacca un carosello assurdo messo su da eclettici giostrai zingari accamperati ai margini del villaggio come in una copia scadente di un film di Fellini.
Che poi la macchina che va per la maggiore è quella della palla appesa a cui simpatici autoctoni in canottiera elargiscono cazzotti a tutto spiano, la palla rinsacca e produce un rumore tutto stelline e artifizi. E loro si divertono un casino.
Paese che trovi...

mercoledì 12 agosto 2009

ARIP-ARTE

Ai blogger padani: da domani fino al 30 agosto mi troverete in quel di Torino, fate uno squillo, una mela, un piccione o un segnale di fumo nel caso in cui volgliate prendere un aperitivo con la Farfa.
Già la città di Torino ha di per sè 18 abitanti, nel mese di agosto poi rimangono in 3: due sono malati terminali e uno è una suora.
Ciao

giovedì 6 agosto 2009

Rcconti di viaggio 2

Allora riprendo. Giacchè ho fatto un bagno lunghissimo, ( durante il quale ho:
1- scrostato i calli degli alluci destro e sinistro
2- ringalluzzito la chioma rinsecchita e disidratata da frugali shampoo fatti con le saponette crusca-sterco-cartone degli hotel
3- depilato l'inverosimile - e quando dico "inverosimile", credetemi, anzi immaginatemi mentre faccio le virgolette con gli indici e i medi- che non sono una popolazione del secondo millennio a.C. ma volgari dita di una mano.
4-spalmato crema per ogni centimetro della sottoscritta superficie corporea
5- sbaffato la peluria sottonasale
6- varie ed eventuali
Giacchè dunque ho fatto un bagno lunghissimo, torno a parlare della sugna andalusa.
Ah! la sugna andalusa.

Sezione 1, Del cibo.
Come dimenticare certe cene a gomiti bassi e non certo per eccesso di galateo.
Come dimenticare quelle superfici tavolinesche incatramate di liquido non meglio identificato, noccioli di oliva, sputi spumosi, rigurgiti di birra, oleose strisciate di majo e sbobba bianca all'aglio, sangria, lasciti di pesche e angurie e residui molli di materiale organico intradentale scovato dallo stuzzicadente, grasso di prosciutto, corazza di crostaceo, sudore lipidico, spaghetto molle, rigogliosa mantequilla ridotta a pappa, catarro di cameriere, muco di turista e niente tovaglia.
E nemmeno tovagliolo.
Non esagero, amico viaggiatore, no, non esagero.
Provate a pensare a come sia disagevole cenare senza una tovaglia e senza che neppure una pezza putrida sia passata su quel tavolo pieno di sugna a far finta di toglierla, la sugna.
E neppure un tovagliolo, cioè se ce l'hai da te, in dotazione tipo, se te lo sei portato da casa, hai culo, altrimenti son cazzi. Il coltello dove lo poggi? la forchetta? che nel preciso istante in cui vedi il cameriere arrivare con le posate fai numeri da circo per prenderle al volo prima che possa piazzarle sul tavolo?
Ti arrendi. Cioè fai finta e aneli a una tovaglia.
Una volta uno è arrivato con il mio piatto di cose buone da mangiare e prima di poggiarlo ci ha infilato dentro un dito per togliere un moscerino.
Per bicchiere pulito inoltre si intende un calice incrostato di residui di succo d'arancia. Quanto alle posate, era già solo una gioia vedersele portare.

Sezione 2, Dei bagni.
In buona parte dei paesi mediterranei, del sud sud dico, c'è questa strana usanza di gettare la carta culo usata ( usata, capisc'ammè) non nel cesso, ma in un simpatico cestino posizionato in genere accanto al water.
E ok.
Questo si sapeva.
Perciò amico viaggiatore, se vai in Andalucia, sappi che rispetto al cesso che avrai scelto, in ogni momento potrai tenere sotto controllo i vari tipi di digestione dei tuoi predecessori, i cicli mestruali delle donne che l'hanno frequentato, i raffreddori secchi o mucosi degli influenzati che ti hanno preceduto.

Sezione 3, Dei letti delle stanze negli hotel detti Hostales.
Apparentemente niente da dire, salvo una sorta di scabbia che può coglierti nella notte, amico viaggiatore, dovuta probabilmente a una tale quantità di acari che se solo lo volessero, se solo avessero un minimo di coscienza di classe, potrebbero occupare
alla squatter style l'intero edificio prendendoti a catenate in faccia e infilandoti bombe molotov nei bagagli.

Sezione 4, Degli extracomunitari
Tornando a Gibilterra mi è venuta in mente questa strana cosa dell'essere fermata al posto di blocco tipo dogana, tipo frontiera e di essere stata invitata a mostrare il passaporto. Camisa Negra dice che non avevano fermato nessuno prima di noi, dice che sono io, che è colpa mia che sembro una marocchina e che perciò gli usurpatori inglesi prima e i fazedeiros spagnoli dopo dovevano controllare che non avessi ovuli di crack nelle mutande.
Vabbè.

Sezione 5, Della natura
Tornando alle montagne mi viene in mente invece il culo che mi son fatta nell'arrampicami su un roccione altissimo tipo due ore di salita nei boschi che sembrava di essere Jonathan dimensione avventura tante bestie si incontravano durante il tragitto e tanto periglioso era il cammino. Capre, mucche, mucchini, caprioli, cavalli e arrivati in cime aquile reali e ducali e viscontesse a picco tra le rocce a trovarsi un ratto per colazione.
La lonely planet diceva: attenzione, possibile avvistamento avvoltoi. Ma non ne abbiam visto nemmeno mezzo, dev'essere che lassù, a parte noi, questa estate ha portato poche carogne.

Sezione 6, Della musica leggera spagnola.
Dalla radio della simpatica scatola di tonno coop, ci raggiungevano allegre canzonette ispaniche di serie XZfratto2, roba da non poter neppure paragonare al peggio del peggio della musica pop italiana, quella di san Remo per intenderci, quella di Sal da Vinci che Berlusconi canticchia nella doccia prima di trombarsi la escort.
Peggio, peggio di tutto ciò, peggio persino dell'immagine truce del premier che canta sotto la doccia.
A rincarare il carico c'erano poi le glorie nazionali trasmesse a palla, le nostrane, tipo Nek, tipo Laura Pausini, tipo Eros Ramazzotti, tipo Tiziano Ciccione Ferro.
Con enorme sorpresa di noi smart viandanti una volta abbiamo beccato Ivano Fossati, ma forse è stato solo un colpo di sole.

*Breve digressione sul perché Camisa Negra è stato soprannominato Camisa Negra.
Una volta l'ho ribeccato dopo qualche ora e gli ho chiesto: che hai fatto? e lui ha detto, ho cantato Camisa Negra tutto il tempo. Appena arrivati a Malaga c'era nell'aere questa canzone che non è neppure spagnola ma di un gruppo latino americano credo, google me lo direbbe, ma me ne frego che in tutta sincerità chissenefrega.
Da quel momento il motivo ha parassitato costantemente nella testa del mio compagno di viaggio per non abbandonalo mai più, ripresentandosi nei momenti meno opportuni, esplodendo a certe ore della tarda, manifestandosi virulento e indebellabile la mattina appena svegli nell'atto dello sbarbo.

Sezione 7, Del flamenco
Ho assistito a ben due spettacoli di flamenco, uno, costato 3 euro, organizzato dalla giunta comunale in quel di Ronda, che non è un avamposto leghista dove Maroni va in vacanza con le mazze da baseball, ma un villaggio bellino bellino sulla montagna.
L'altro, costato 15 euro, in quel di Granada, che non è una sorta di bombardone che vorreste infilare su per il culo di Maroni, ma una fantastica città multietnica dell'interno.
Il flamenco è una roba strana.
Se è solo cantato e suonato è meglio che ti munisci di bacinella dentro cui far colare il sangue delle vene che apena dopo mezz'ora dall'inizio avrai già provveduto a reciderti. Se invece ci sono anche i ballerini, maschi, femmine e metà e metà, allora è una figata.
Il canto è una mistura incomprensibile di giaculatoria arabo-musulmana e sceneggiata napoletana. Mario Merola sarebbe stato un gran cantante di flamenco. La chitarra è già più interessante, virtuosismi e bla bla bla, ma poi, come sopra, dopo mezz'oretta, ti chiedi perchè i sedili non siano muniti di bottone per l'autoespulsione.
I ballerini si sa, delle perfomance eccezionali. D'altronde, come dimenticare l'ingrifantissimo nonchè eccellentissimo nonchè ispiratissimo nonchè gran manzo di Joaquin Cortèz? Il ballerino che ho visto esibirsi però poco somigliava all'illustre sogno erotico femminino, sembrava più un cappone ruspante con tanto di traboccamento di trippa e sudore a secchiate, però, tutto sommato, agile, di un'agilità tutta sua, da cappone.
Le ballerine brave, belle, con certi vestiti che neppure al carnevale di Rio, con certe facce di un incazzato che speravi vivamente di non incontrarle mai per strada di notte. Ma brave, certe sandalate infuriate da far tremare tutta la sala, leggiadre come una mandria di gnu, però brave, ma brave eh!
A Granada l'esosità del pedatico, detto anche biglietto, era dovuto alla presenza di una certa cantantessa rispondente al nome di Susi, un femminone di proporzioni esagerate, imbrelleccata come una madonna in processione, una vera star con tanto di giubilo del pubblico pagante, un'artista di spicco nel panorama musicale spagnolo, gente infervorata, autografi a manetta, espressioni di un fanatismo che nemmeno a un concerto di Michael Jackson.
Susi ha cantato per un'ora e mezza quel misto pappone di arabo-partenopeo, lamentandosi a raffica per concludere con qualche passetto abbozzato di danza, poi le hanno detto, càlmate, che vista la sua mole sarebbe potuto accadere quel che è successo al concerto di madonna.

Sezione 8, Dei tori e delle corride.
Di corride, che dio mi protegga facendomi un bonifico, non ne abbiamo beccate.
In compenso però siamo finiti in un villaggio di montagna grosso quanto uno sputo, nel giorno della festa del patrono in cui orde primordiali di australopitechi, avevano liberato i tori per le strade del paese divertendosi a farsi rincorrere e/o incornare a seconda delle chance del toro e del truzzo di turno.
E' stato uno spettacolo molto triste, in cui ho pianto per il toro così come in Lucania avevo pianto per il capretto sbudellato.
L'antropologo che c'è in me mi spingerebbe a riflettere sul significato culturale di certe manifestazioni tribali, lasciando al relativismo la possibilità di dispiegarsi per ogni centimetro della mia pelle impedendo la lapidarietà di giudizi di valore.
L'antropologo che c'è in me l'ho tramortito quasi subito così ho potuto pensare le cose più brutte di quella gente di montagna che rozzi così e incivili peggio non ne avevo mai visti.
Mai, e se dico ma è proprio mai.
In buona sostanza il toro, che nella incommensurabile bassezza dell'essere umano, non era nemmeno un toro adulto ma un cucciolone di toro, appariva, come dire, completamente per i cazzi suoi. Indifferente alla calca, alle grida di incitamento, nun gliene teneva proprio, si fermava contro un muretto, rimaneva lì terrorizzato e sbavante, con le corna appena spuntate e gli occhi da mucca che non saranno dei più espressivi ma fanno tenerezza lo stesso.
Per aizzarlo gli si lanciava contro di tutto, bastoni bottiglie neonati e cose così. I truzzi con le catene ( e quando dico catene dico catene d'oro delle dimensioni di anelli da ancora) lo riempivano di calci sul muso, sul culo, sulle costole, poco dopo il torello reagiva svolgiato giusto per toglierseli dalle palle, giusto per difendersi, ma poco, con rinuncia tanto era terrorizzato e si vedeva.
Gli tremavano le zampe.

Sezione 9, Di Granada
Di Granda si possono spendere solo belle parole. Si va nei bar di tapas, prendi una consumazione e ti portano gratis una tapa gigante che consiste in genere in un paninazzo con jamon serrano e formaggio. Ordini ancora da bere e ti portano un'altra tapa, sempre gratis che consiste in un polpettone di carne e crocchette e chele di granchio e si va avanti così per tutta la notte a bere e mangiare a sbafo e la cosa più figa è che più ordini da bere e più la qualità del cibo gratuito va migliorando, perciò, chessò, alle settima birra sei lì che mangi aragosta e ti lecchi le dita.
A Granada poi c'è l'alhambra, che è una specie di enorme bastione arabo-occidentale, cioè fatto dai mori e rimaneggiato nei secoli dai re cattolici in cui c'è tutta lo splendore dell'arte moresca e mentre lo visiti ti senti il protagonista delle mille e una notte.
Poi ci sono gli arabi. E questo già di per se è un toccasana per gli amanti del genere.
Io ci vado a nozze.
Non con un arabo, per intenderci, ma nel godere della vista di uomini eleganti e gentili e riccioluti e allegri e scuretti dagli occhi affossanti e le ciglia lunghe e le mani affusolate e quell'odore di spezie e di incensi e di bancarelle per frikkettoni e lampade di aladino e ninnicoli di ogni sorta e cuoio lavorato e pantaloni marajà.
E cibi piccanti e carni succulenti e porco bandito e cuscini e fumerie e cuoscuossiere e niente alcol servito a tavola e danzatrici del ventre e hammam e sublimi massaggi e prezzi contrattati e l'ospite onorato e aiutatemi che mi sta venendo il mal di nord africa.

Sezione 10, Della colazione
Niente. Niente da fare. Un cornetto, una brioche, un croissant, chiamatelo come vi pare, niente, nemmeno di sguincio, nemmeno al supermecato, nemmeno se sbatti a terra e lo preghi in aramaico e poi in francese, che in in fondo è la stessa cosa.
Colazione con tostadas. Non pensare, amico viaggiatore, la tostada altro non è che pane scaldato, burro e marmellata, e tanti cazzi!


* jamon serrano= prosciutto di montagna

RACCONTI DI VIAGGIO 1


Dunque eccomi qua.
Lo so che vi sono mancata quanto l'aria buona in una stalla del trentino.
Questa prolungata assenza dovuta non fu al fatto che in Andalucia non ci siano internet point o robe così.
No.
Dovuta fu a uno scollegamento totale ascetico progressivo da tutto ciò che non fosse jamon serrano, tapas, sherry fino, frittura di pescado, frittura di pescado, frittura di pescado, frittura di pescado e frittura di pescado.
Da tutto ciò che non fosse oceano mare, monti laghi e fiumi, città moresche, piazze immense, sieste interminabili a 45° all'ombra, flamenco per le vie, gitane coloratissime hola guapa a bailar..

Insomma, io e il mio compagno di viaggio che da ora in poi chiamerò Tengo la camisa negra porque negra tengo el alma abbr. Camisa negra, insomma io e Camisa Negra abbiamo girato l'Andalucia in smart, si, avete capito bene, in smart.
Che la gente ci guardava con quella faccetta un pò così, tra il derisorio e lo scientifico, tipo ornitologo che scopre un' incatalogata specie di uccello che somiglia a una scatola di tonno coop.
Dovete sapere infatti che in quel di Spagna o meglio in quel del sud del sud della Spagna la smart, a differenza dell'italica nostrana tendenza, non ha avuto attecchimento alcuno sulla compulsività del consumatore di city car, motivo per cui due individui un pò sbattuti, un pò arrangiati, a metà tra il frikkettonaggio consapevole, la vacanza alternativa intelligente e i ristoranti a 4 stelle, dovevano risultare un pò bizzarri e tutti ci guadavano un pò così, tra lo sberleffo e il compassionevole, così come in realtà sarebbe naturale si guardasse una smart.

Il perchè di questa scelta Camisa Negra l'ha spiegata così: è piccola, ha un buon motore, si trova parcheggio, si fanno un botto di chilometri. In realtà era l'auto a noleggio che costava meno, uno scatolame con le ruote, un pelato e una sardina sotto sale e sudore.
Intanto con lo scatolame abbiamo fatto un giro bello che lungo. Mare, montagna, lago, città.

Arriviamo a Malaga in un orario improponibile senza idee chiare sul percorso. Alle 02:00 siamo ancora lì a girare come falene attorno all'areoporto chè non si riesce a trovare lo svincolo per la città.
A Malaga city, in un breve lasso di tempo necessario a trovare quei 45 cm giusti per parcheggiare la scatola di tonno quello che vediamo come welcome sono orde di ventenni 'mbriachi e vomitoni agli angoli di una piazza, rumorosi e sgommatori con le auto ammaccate, semi-spericolati semi-lobotomizzati, ed è solo un giovedì del cazzo ormai venerdì mattina.
Io e camisa negra facciamo rimbalzare i nostri occhi navigati un pò qua e un pò là, dico, vabbè, me ne stavo a Riccione, Camisa Negra è d'accordo, ok, andiamo via.
Da queso momento, dalla fuga da Malaga, inizia il tour. Fare un resoconto di città in città, di località in località sarebbe troppo lungo.
Perciò mi metto in random e quel che vine viene.
Tipo Tarifa.
Tarifa è un posto assurdo sulla punta dell'Europa, dopo Gibilterra, di fronte al Marocco che tu lo vedi il Marocco, è lì che galleggia nel mare e sembra l'isola del Giglio.
Insomma in sto posto, con spiagge californiane, windsurfisti australiani, sole a picco, vento costante, sembrava di essere boh, dappertutto fuorchè in Europa. Ad ogni angolo migliaia di Brad Pitt in canottiera trascinavano tavole da surf verso la battigia, Pamele Anderson in topless galleggiavano senza tavola, americane obese dormivano come ontarie spiaggiate, Raul Bova spagnoli abbarbicati su trespoli da guardaspiaggia, io e Camisa Negra binachissimi e bassissimi in mezzo a quell'orda di yeh! da telefilm esportati.
In quel di Gibilterra invece abbiamo dormito in una specie di fogna abbandonata dai ratti in attesa che la risanassero in cui un gentleman colono occupatore inglese in suolo andaluso ci spiegava con tutto l'aplomb del britannico usurpatore che si, ho una stanza per voi, è una cloaca massima, costa il triplo di quello che dovrebbe, cioè in relatà dovrei essere io a pagarvi perchè restiate, se saldate in euro vi applico un tasso più alto del cambio uffciale, il bagno è fuori e è in comune con quella specie di branco di abbevazzati molesti ultras inglesi, quelli tutti rosa rosa in faccia con le panze da alcolizzati che scorreggiano tutta la notte, certo la birra fa quest'effetto..
Di buono c'è il fatto che il regime fiscale di Gibilterra ti abbona l'iva perciò ho comprato una stecca di camel a 16 euro, il che vuol dire che ho pagato il singolo pacchetto circa 1,60 quando nel bel paese costano 4.

Come non menzionare poi il muratore affittacamere che ci ha dato da dormire in una cittadina sull'oceano priva di tutto tranne che di jamon ovviamente, con chilometri di spiaggia selvaggia, senza struttura alcuna che richiamasse lo sciacallaggio delle coste nostrane, niente calca, niente ragazzini strilloni, solo spiaggia chilometrica, bianchissima, mare fantastico, sole a fornace, donne in topless.
Tutte le donne in Andalucia, dalle 80enni alle neonate, tutte, vanno con le zinne all'aria. C'è una grande varetà di tipi di zinne al mondo. Appese, toniche, mollacciose, a pera, a palloncino, a anguria, capezzolate a spillo, a bottoncino, a tombino, rugose, rifatte, mosce, enormi, rimbalzanti, orientate a destra o a sinistra, traboccanti fino all'ombelico, rivolte verso l'alto dei cieli, pelose, simpatiche, a tavola.
Allora ho pensato, vabbè, me lo sparo pure io un topless, poi ho pensato che non se ne sarebbe accorto nessuno e infatti non se ne è accrto nessuno.
Però, è comodo e anche liberatorio. La mutanda no, quella me la sono tenuta anche se di fighette all'aria ce n'erano anche quelle...
Insomma il muratore viene ad accoglierci in tenuta da muratore: petto nudo impallinato di schizzi di calce incrostati tra i peli, scarpe da lavoro, pantaloni tipo sacco di cemento cucito nel mezzo, sudato che sembrava avvolto in una specie di placenta di bue, sputacchioso in quanto mancante di un diverso numero di denti, dice hola e sputa.
Prendiamo una certa distanza di sicurezza, contrattiamo sul prezzo, ci dà le chiavi e stiamo nel posto più bello dell'universo, terrazza sull'oceano, niente luci, niente rumori, niente afa, solo il mare immenso e la spiaggia bianca che di giorno si riempie di signorine nude e nessun bambino e fare il bagno è una questione esistenziale che ti rigenera dal profondo.

S'è fatto tardi vedo, c'è da tessere le lodi della sierra di grazalema e di granada e di altre piccole località ma ora son stufa e magari faccio tipo una roba a puntate.
Aggiungo solo che in tutta la magnificenza di questo popolo e di questa terra c'è da fare un appunto, l'unico appunto forse, ma così è, per onor del vero, s'adda fà: la lordura.

Ed è così che vi dò appuntamento al prossimo post, lasciandovi pregustare il racconto della sugna andalusa, di come mangino senza tovaglie e senza tovaglioli, di come nei bar razzolino bagarozzi e pantegane, di come i camerieri infilino le dita nei piatti e poi si grattino il culo, in poche parole, degli anticorpi che ora ho.

Lettura fatta in questa vacanza: J. Amado, Gabriella garofano e cannellla.
( lo so, probabilmente ero rimasta l'unica persona sulla faccia della terra a non aver letto questo libro, così è, perciò se anche tra voi ci fosse qualche ritardatario, daje, esperienza mistica e assai brasiliana pure questa fu)

Farfaapuntate.