giovedì 6 agosto 2009

Rcconti di viaggio 2

Allora riprendo. Giacchè ho fatto un bagno lunghissimo, ( durante il quale ho:
1- scrostato i calli degli alluci destro e sinistro
2- ringalluzzito la chioma rinsecchita e disidratata da frugali shampoo fatti con le saponette crusca-sterco-cartone degli hotel
3- depilato l'inverosimile - e quando dico "inverosimile", credetemi, anzi immaginatemi mentre faccio le virgolette con gli indici e i medi- che non sono una popolazione del secondo millennio a.C. ma volgari dita di una mano.
4-spalmato crema per ogni centimetro della sottoscritta superficie corporea
5- sbaffato la peluria sottonasale
6- varie ed eventuali
Giacchè dunque ho fatto un bagno lunghissimo, torno a parlare della sugna andalusa.
Ah! la sugna andalusa.

Sezione 1, Del cibo.
Come dimenticare certe cene a gomiti bassi e non certo per eccesso di galateo.
Come dimenticare quelle superfici tavolinesche incatramate di liquido non meglio identificato, noccioli di oliva, sputi spumosi, rigurgiti di birra, oleose strisciate di majo e sbobba bianca all'aglio, sangria, lasciti di pesche e angurie e residui molli di materiale organico intradentale scovato dallo stuzzicadente, grasso di prosciutto, corazza di crostaceo, sudore lipidico, spaghetto molle, rigogliosa mantequilla ridotta a pappa, catarro di cameriere, muco di turista e niente tovaglia.
E nemmeno tovagliolo.
Non esagero, amico viaggiatore, no, non esagero.
Provate a pensare a come sia disagevole cenare senza una tovaglia e senza che neppure una pezza putrida sia passata su quel tavolo pieno di sugna a far finta di toglierla, la sugna.
E neppure un tovagliolo, cioè se ce l'hai da te, in dotazione tipo, se te lo sei portato da casa, hai culo, altrimenti son cazzi. Il coltello dove lo poggi? la forchetta? che nel preciso istante in cui vedi il cameriere arrivare con le posate fai numeri da circo per prenderle al volo prima che possa piazzarle sul tavolo?
Ti arrendi. Cioè fai finta e aneli a una tovaglia.
Una volta uno è arrivato con il mio piatto di cose buone da mangiare e prima di poggiarlo ci ha infilato dentro un dito per togliere un moscerino.
Per bicchiere pulito inoltre si intende un calice incrostato di residui di succo d'arancia. Quanto alle posate, era già solo una gioia vedersele portare.

Sezione 2, Dei bagni.
In buona parte dei paesi mediterranei, del sud sud dico, c'è questa strana usanza di gettare la carta culo usata ( usata, capisc'ammè) non nel cesso, ma in un simpatico cestino posizionato in genere accanto al water.
E ok.
Questo si sapeva.
Perciò amico viaggiatore, se vai in Andalucia, sappi che rispetto al cesso che avrai scelto, in ogni momento potrai tenere sotto controllo i vari tipi di digestione dei tuoi predecessori, i cicli mestruali delle donne che l'hanno frequentato, i raffreddori secchi o mucosi degli influenzati che ti hanno preceduto.

Sezione 3, Dei letti delle stanze negli hotel detti Hostales.
Apparentemente niente da dire, salvo una sorta di scabbia che può coglierti nella notte, amico viaggiatore, dovuta probabilmente a una tale quantità di acari che se solo lo volessero, se solo avessero un minimo di coscienza di classe, potrebbero occupare
alla squatter style l'intero edificio prendendoti a catenate in faccia e infilandoti bombe molotov nei bagagli.

Sezione 4, Degli extracomunitari
Tornando a Gibilterra mi è venuta in mente questa strana cosa dell'essere fermata al posto di blocco tipo dogana, tipo frontiera e di essere stata invitata a mostrare il passaporto. Camisa Negra dice che non avevano fermato nessuno prima di noi, dice che sono io, che è colpa mia che sembro una marocchina e che perciò gli usurpatori inglesi prima e i fazedeiros spagnoli dopo dovevano controllare che non avessi ovuli di crack nelle mutande.
Vabbè.

Sezione 5, Della natura
Tornando alle montagne mi viene in mente invece il culo che mi son fatta nell'arrampicami su un roccione altissimo tipo due ore di salita nei boschi che sembrava di essere Jonathan dimensione avventura tante bestie si incontravano durante il tragitto e tanto periglioso era il cammino. Capre, mucche, mucchini, caprioli, cavalli e arrivati in cime aquile reali e ducali e viscontesse a picco tra le rocce a trovarsi un ratto per colazione.
La lonely planet diceva: attenzione, possibile avvistamento avvoltoi. Ma non ne abbiam visto nemmeno mezzo, dev'essere che lassù, a parte noi, questa estate ha portato poche carogne.

Sezione 6, Della musica leggera spagnola.
Dalla radio della simpatica scatola di tonno coop, ci raggiungevano allegre canzonette ispaniche di serie XZfratto2, roba da non poter neppure paragonare al peggio del peggio della musica pop italiana, quella di san Remo per intenderci, quella di Sal da Vinci che Berlusconi canticchia nella doccia prima di trombarsi la escort.
Peggio, peggio di tutto ciò, peggio persino dell'immagine truce del premier che canta sotto la doccia.
A rincarare il carico c'erano poi le glorie nazionali trasmesse a palla, le nostrane, tipo Nek, tipo Laura Pausini, tipo Eros Ramazzotti, tipo Tiziano Ciccione Ferro.
Con enorme sorpresa di noi smart viandanti una volta abbiamo beccato Ivano Fossati, ma forse è stato solo un colpo di sole.

*Breve digressione sul perché Camisa Negra è stato soprannominato Camisa Negra.
Una volta l'ho ribeccato dopo qualche ora e gli ho chiesto: che hai fatto? e lui ha detto, ho cantato Camisa Negra tutto il tempo. Appena arrivati a Malaga c'era nell'aere questa canzone che non è neppure spagnola ma di un gruppo latino americano credo, google me lo direbbe, ma me ne frego che in tutta sincerità chissenefrega.
Da quel momento il motivo ha parassitato costantemente nella testa del mio compagno di viaggio per non abbandonalo mai più, ripresentandosi nei momenti meno opportuni, esplodendo a certe ore della tarda, manifestandosi virulento e indebellabile la mattina appena svegli nell'atto dello sbarbo.

Sezione 7, Del flamenco
Ho assistito a ben due spettacoli di flamenco, uno, costato 3 euro, organizzato dalla giunta comunale in quel di Ronda, che non è un avamposto leghista dove Maroni va in vacanza con le mazze da baseball, ma un villaggio bellino bellino sulla montagna.
L'altro, costato 15 euro, in quel di Granada, che non è una sorta di bombardone che vorreste infilare su per il culo di Maroni, ma una fantastica città multietnica dell'interno.
Il flamenco è una roba strana.
Se è solo cantato e suonato è meglio che ti munisci di bacinella dentro cui far colare il sangue delle vene che apena dopo mezz'ora dall'inizio avrai già provveduto a reciderti. Se invece ci sono anche i ballerini, maschi, femmine e metà e metà, allora è una figata.
Il canto è una mistura incomprensibile di giaculatoria arabo-musulmana e sceneggiata napoletana. Mario Merola sarebbe stato un gran cantante di flamenco. La chitarra è già più interessante, virtuosismi e bla bla bla, ma poi, come sopra, dopo mezz'oretta, ti chiedi perchè i sedili non siano muniti di bottone per l'autoespulsione.
I ballerini si sa, delle perfomance eccezionali. D'altronde, come dimenticare l'ingrifantissimo nonchè eccellentissimo nonchè ispiratissimo nonchè gran manzo di Joaquin Cortèz? Il ballerino che ho visto esibirsi però poco somigliava all'illustre sogno erotico femminino, sembrava più un cappone ruspante con tanto di traboccamento di trippa e sudore a secchiate, però, tutto sommato, agile, di un'agilità tutta sua, da cappone.
Le ballerine brave, belle, con certi vestiti che neppure al carnevale di Rio, con certe facce di un incazzato che speravi vivamente di non incontrarle mai per strada di notte. Ma brave, certe sandalate infuriate da far tremare tutta la sala, leggiadre come una mandria di gnu, però brave, ma brave eh!
A Granada l'esosità del pedatico, detto anche biglietto, era dovuto alla presenza di una certa cantantessa rispondente al nome di Susi, un femminone di proporzioni esagerate, imbrelleccata come una madonna in processione, una vera star con tanto di giubilo del pubblico pagante, un'artista di spicco nel panorama musicale spagnolo, gente infervorata, autografi a manetta, espressioni di un fanatismo che nemmeno a un concerto di Michael Jackson.
Susi ha cantato per un'ora e mezza quel misto pappone di arabo-partenopeo, lamentandosi a raffica per concludere con qualche passetto abbozzato di danza, poi le hanno detto, càlmate, che vista la sua mole sarebbe potuto accadere quel che è successo al concerto di madonna.

Sezione 8, Dei tori e delle corride.
Di corride, che dio mi protegga facendomi un bonifico, non ne abbiamo beccate.
In compenso però siamo finiti in un villaggio di montagna grosso quanto uno sputo, nel giorno della festa del patrono in cui orde primordiali di australopitechi, avevano liberato i tori per le strade del paese divertendosi a farsi rincorrere e/o incornare a seconda delle chance del toro e del truzzo di turno.
E' stato uno spettacolo molto triste, in cui ho pianto per il toro così come in Lucania avevo pianto per il capretto sbudellato.
L'antropologo che c'è in me mi spingerebbe a riflettere sul significato culturale di certe manifestazioni tribali, lasciando al relativismo la possibilità di dispiegarsi per ogni centimetro della mia pelle impedendo la lapidarietà di giudizi di valore.
L'antropologo che c'è in me l'ho tramortito quasi subito così ho potuto pensare le cose più brutte di quella gente di montagna che rozzi così e incivili peggio non ne avevo mai visti.
Mai, e se dico ma è proprio mai.
In buona sostanza il toro, che nella incommensurabile bassezza dell'essere umano, non era nemmeno un toro adulto ma un cucciolone di toro, appariva, come dire, completamente per i cazzi suoi. Indifferente alla calca, alle grida di incitamento, nun gliene teneva proprio, si fermava contro un muretto, rimaneva lì terrorizzato e sbavante, con le corna appena spuntate e gli occhi da mucca che non saranno dei più espressivi ma fanno tenerezza lo stesso.
Per aizzarlo gli si lanciava contro di tutto, bastoni bottiglie neonati e cose così. I truzzi con le catene ( e quando dico catene dico catene d'oro delle dimensioni di anelli da ancora) lo riempivano di calci sul muso, sul culo, sulle costole, poco dopo il torello reagiva svolgiato giusto per toglierseli dalle palle, giusto per difendersi, ma poco, con rinuncia tanto era terrorizzato e si vedeva.
Gli tremavano le zampe.

Sezione 9, Di Granada
Di Granda si possono spendere solo belle parole. Si va nei bar di tapas, prendi una consumazione e ti portano gratis una tapa gigante che consiste in genere in un paninazzo con jamon serrano e formaggio. Ordini ancora da bere e ti portano un'altra tapa, sempre gratis che consiste in un polpettone di carne e crocchette e chele di granchio e si va avanti così per tutta la notte a bere e mangiare a sbafo e la cosa più figa è che più ordini da bere e più la qualità del cibo gratuito va migliorando, perciò, chessò, alle settima birra sei lì che mangi aragosta e ti lecchi le dita.
A Granada poi c'è l'alhambra, che è una specie di enorme bastione arabo-occidentale, cioè fatto dai mori e rimaneggiato nei secoli dai re cattolici in cui c'è tutta lo splendore dell'arte moresca e mentre lo visiti ti senti il protagonista delle mille e una notte.
Poi ci sono gli arabi. E questo già di per se è un toccasana per gli amanti del genere.
Io ci vado a nozze.
Non con un arabo, per intenderci, ma nel godere della vista di uomini eleganti e gentili e riccioluti e allegri e scuretti dagli occhi affossanti e le ciglia lunghe e le mani affusolate e quell'odore di spezie e di incensi e di bancarelle per frikkettoni e lampade di aladino e ninnicoli di ogni sorta e cuoio lavorato e pantaloni marajà.
E cibi piccanti e carni succulenti e porco bandito e cuscini e fumerie e cuoscuossiere e niente alcol servito a tavola e danzatrici del ventre e hammam e sublimi massaggi e prezzi contrattati e l'ospite onorato e aiutatemi che mi sta venendo il mal di nord africa.

Sezione 10, Della colazione
Niente. Niente da fare. Un cornetto, una brioche, un croissant, chiamatelo come vi pare, niente, nemmeno di sguincio, nemmeno al supermecato, nemmeno se sbatti a terra e lo preghi in aramaico e poi in francese, che in in fondo è la stessa cosa.
Colazione con tostadas. Non pensare, amico viaggiatore, la tostada altro non è che pane scaldato, burro e marmellata, e tanti cazzi!


* jamon serrano= prosciutto di montagna