giovedì 11 agosto 2011

VESTITI DA VESTALE

Questa mattina mi sono svegliata piuttosto presto e dopo aver deciso se votarmi alla depressione o uscire a spendere soldi, sono uscita a spendere soldi.

Ho comprato una specie di sacco semitrasparente verde ringhiera/verde panchina, quel verde del tipo la pubblicità della vernice per ringhiere, quella in cui Giovanna, una specie di smandrappone alla Edwige Fenech nei film pecorecci anni 70, sta su una scala vestita da servitù, offrendo da sotto una splendida visuale delle parti intime, tanto particolareggiata che di Giovanna si riesce capire, senza grosse difficoltà, cosa abbia mangiato la sera prima.

Questo sacco verde ringhiera è munito di una cinta marrone alta in vita, molto alta, talmente alta che sembra un guinzaglio. L'effetto addosso è, come potrete immaginare, abbastanza osceno del tipo vestale, fuoco sacro, Rea Silvia, Pollon combina guai eccetera eccetera.

Cosa invece ben più grave è che la cinta altissima marrone tipo collare del vestito/vestale ha innescato, tra quelle tre sinapsi che ancora il mio cervello è in grado di appicciare, una reazione biochimica neurale spaventosa che ha assunto immediatamente l'aspetto di un nuovo impellente bisogno da soddisfare, imperativo categorico, questione di vita o di morte: scarpe in tinta.

Perciò, con la bava alla bocca tipo cane di Pavlov, ho comprato scarpe da schiava con tacco in legno di 15 cm.
Dubito che la vestale in questione portasse tacchi da 15 cm, scomodo sarebbe stato dover correre in caso di spegnimento carbonella e si sa, se si spegneva la carbonella addio arrostata di ferragosto, ma addio pure vestale, usata spesso, tra l'altro come buon tizzone per ravvivare la fiamma...

Non paga degli acquisti opinabili appena consumati, incrocio un pakistano con annessa bancarella il quale, appena mi vede all'orizzonte, imposta la faccia in modalità sconto e prima che me ne accorga mi ha venduto, scontati, due collane, due paia d'orecchini, un bracciale, un non meglio identificato oggetto da applicare dove l'ha capito solo lui e sua madre più un nano.
Ora, della madre e del nano, non so che farmene, non stanno bene su niente, la bigiotteria spacciata per argento indiano invece, non sta bene su tutto.

Morale della favola, non c'è.

Considerazioni postume: è meglio a volte abbandonarsi alla depressione che comprare vestiti da vestale.

Rimangono a disposizione la madre e il nano del pakistano, per maggiori informazioni rivolgersi a Giovanna.

Vostra

farfaferragosta.