mercoledì 16 maggio 2012

LE ORE PIU' LUNGHE DI TUTTE LE LUNGHEZZE

Scrivi, mi dicono, scrivi!
Cioè, non è che scrivere sia come prendere un'altra coscia di pollo quando tua madre ti invita a pranzo.
Mangia, mangia!
Vuoi scrivere qualcosa, Pedro? scrivi qualcosa Pedro! vuoi scrivere qualcosa?
Scrivere è un pò come defecare. O hai lo stimolo o non ce l'hai. Dipende dal transito intestinale, quanto è regolare e quanto non lo è. Se mangi verdura e bevi abbastanza oppure no.
Potrei anche mettermi d'impegno e sforzarmi, ma in genere non esce niente, o niente di buono. 
Adesso per esempio, non è che abbia propriamente lo stimolo dello scrittore, è solo che mi annoio, che sono segregata in casa da lungo tempo e quindi è più una scrittura stitica e annoiata che una scrittura ispirata.
Certo, per abbattere la noia potrei ubriacarmi, ma sono solo le dieci del mattino e sarebbe faticoso. Potrei uscire, se potessi uscine, ma non posso.
Potrei leggere, ma mi si sono gonfiate le ghiandole della lacrimazione a forza di leggere. Ho letto l'impossibile in questi giorni, ho letto talmente tanto che ormai leggevo anche a occhi chiusi. Ho letto talmente tanto che quando arrivavo all'ultima pagina del libro continuavo per inerzia inventando a voce alta un proseguo della storia. Poi ho smesso perchè ho notato che l'anta dell'armadio mi guardava un pò basita e mi sono sentita in imbarazzo.
Ecco, l'anta dell'armadio. Una conseguenza bizzarra della reclusione forzata è che a un certo punto ti viene una sorta di pascolite acuta per cui cominci a intravedere un'assurda corrispondenza tra tutte le cose, animate e non, che sembra che interagiscano con te e tra di loro a livelli diversi. Il bicchiere parla con l'arancia spremuta
- Wè, come va?
- Insomma, un pò spraffata.
il comodino protesta contro la pila di libri
- N'arriva un altro? ah si? eccerto, dai, che tanto ci sta il fesso che fa appoggiare tutti
 le mutande vietcong si nascondono negli anfratti più introvabili
- Compagne, non ci troveranno mai, o vittoria, o morte!
 i fornelli scioperano, i coltelli ammutinano e ti tagliano, gli spigoli ordiscono trame terribili per tranciarti il mignolino del piede  e poi complottano con la scopa a spatole lunghe
- Hai visto che aggressione! sta volta è finita. Gli abbiamo inferto il colpo letale. Vedrai che a domani non c'arriva
- Aspetta a dirlo, questa c'ha sette vite, come i gatti. Niente di strano che tra poco si ripiglia e mi passa in cucina, vedrai..

Insomma, una roba alla psyco. Intanto però è così. Queste ore sono le ultime di una lunghissima attesa. Da stasera si decide della mia inattività, delle mie cosce senza più tono, delle mie chiappe da piaga da decubito, dei miei capelli increspati come una pila di fieno lasciato a seccare al sole, delle mie mani senza smalto, dei miei piedi con le unghie da rapace, delle mie sopracciglia divetate anche sottacciglia e espanse fino a congingersi all'attaccatura dei capelli.

Fino ad allora aspettare mi stritola lo stomaco, me lo fa a brandelli come preso dalle morse di un cane rabbioso,  sparge i resti tutt'intorno alla sua cuccia, li controlla, li seppellisce in una buca profonda, li tira fuori di tanto in tanto per sollazzo, per noia, e abbaia a chiunque provi ad avvicinarsi.

Per ora mi sento così, è un'immagine un po' triste, lo so, non vi fa ridere di certo. E' un po' triste ma pur sempre pulp, oh, la cifra è la cifra, anche nelle più angoscianti situazioni.


Vostra farfapitbull