giovedì 9 dicembre 2010

IL SETTO NASALE

Ci vengo ormai così di rado qua su, che mi sono quasi quasi scordata la password. Intanto dalla finestra minibalcone vista suore orsoline carmelitane stronze, ragazzini urlano come fossero porci scannati e appesi per le palle al gancio del macello. Mi chiedo a volte: ma cosa gli danno da mangiare a sti qua che hanno 6 anni e sono grossi come vacche da pascolo, che hanno il vocione roco del fumatore romano di borgata, che hanno 45 di piedi e ti mandano affanculo se solo intercetti il loro sguardo e se protesti ti spaccano il setto nasale con una testata?.
Quando ero piccola io, cazzo, ero piccola! E avevo tutte le cose piccole dei piccoli: la vocetta, le manine, la facciuccia, i dentini, i piedini, la farfallina e ci siamo capiti. Questi li incontri all'angolo nascosti dietro un cassonetto che vogliono venderti crack e anestetico per cavalli. Dice: "il mese scorso la mia bambina all'uscita dell'asilo ha subito una violenza sessuale", "mio dio, un pedofilo!", "ma no, è stato un suo coetaneo, per la verità era anche un filino più giovane".
Insomma, a vederli, i mostri dei nostri tempi, non ti verrebbe di riprodurti. Tutta quella fatica, la pancia, le gambe gonfie, il prolasso della vescica, la smisurata espansione delle tette, le smagliature, poi, come da suggerimento biblico, partorisci nel dolore e ti viene fuori questo alien che ti si attacca alla pelle per mesi e mesi fino a quando, non appena saprà pronunciare due parole in croce, ti manderà a cagare. Poi li vedi girare, i genitori succubi e depressi, con enormi monovolume, muniti di girelli e tricicli e passeggini e lavaculi e cazzi e mazzi, che poi quando devi scendere dall'auto, mettiti lì a tirar fuori tutto l'armamentario e gira che ti rigira, ci hai impiegato 40 minuti per poi, cosa aver risolto? che appena infili l'alien nel portaalien lui, tempo record di un nanosecondo, inizia a urlare. Allora, in genere, il primate quello più grosso, quello preposto alla difesa della prole, se l'accolla per tutto il pomeriggio, così quando a sera si ritirerà nella grotta, gli saranno andate in putrefazione braccia gambe e cassa toracica, per non parlare della lussazione all'osso lombosacrale.
Sarà che mi rode un po' il culo in questo periodo, ma ovunque vada non vedo che orrore. Ieri ero al centro commerciale che come è ovvio, non è che sia propriamente il posto migliore per aprire con se stessi una sentita riflessione sul senso intrinseco dell'estetica dell'essere, se mai quello che ho appena scritto significasse qualcosa.
Però vabbè, necessità. Ero al centro commerciale e succede come per magia, come fossi in un sogno contorto di quelli che ti fanno sudare e che vorresti svegliarti ma non ci riesci, di quei sogni che un freudiano interpreterebbe come in genere interpretano ogni cosa, scopare scopare scopare, ma che ovviamente non è così. Insomma, sono al centro commerciale e vedo questa tipa, che la cosa meno coatta che ha addosso è lo stivale bianco a punta con le frange countrie, che fuma. Cioè, fuma.
FUMA.
Sigaretta in bocca, cicche a terra e fuma nel bel mezzo del centro commerciale, tutto luci e vetrine, neonati e famiglie, adolescenti coi brufoli, gente vestita di arancione o blu elettrico o verde per la promozione della nuova bibita al latte di cetaceo o della crema per il viso di capocollo di suino, luogo asettico per antonomasia, in cui ogni due metri c'è un cartello grosso così che dice vietato fumare, e questa fuma.
A quel punto sarei dovuta andare da lei e ripagarla dello sdegno che mi aveva fatto provare. Una valanga di sdegno, una fraccata di sdegno, una quantità N al quadrato perenne di sdegno. Andare da lei e dire una cosa del tipo: ti hanno ibernata nel 2005 e ti sei scongelata solo ora, sei cieca e perciò non vedi i cartelli, non sai leggere o cosa? Ma poi lei mi avrebbe spaccato il setto nasale con una testata e io sarei finita in ospedale e allora mi sono fatta venire un mancamento e come Dante, sono uscita di scena facendo cmq la mia porca figura.