giovedì 25 giugno 2009

LA SANTA ABILITAZIONE

Allora, sono una donna libera.
Mi sono conquistata la santa abilitazione.
Adesso sono abile, sono la più abile delle abili nelle abilità riconosciute dall'albo degli abilitati.
Mi sono beccata sti 12 punti, che nella classifica del campionato 2008/2009 è la vetta.
Non so chi abbia vinto lo scudetto quest'anno, ma per me, nel mio caso è come se l'avessi vinto io.
Ho discusso una tesi, la seconda, a cui non escludo possano seguirne una terza e una quarta e una quinta. E non pensate che abbia scambiato il produrre teorie sul mondo con la possibilità di aumentarmi le taglie di reggiseno.
Il giorno della discussione mi sono trovata all'interno di una specie di carrozzone felliniano che giuro, mai avrei immaginato che il cattivo gusto dell'essere umano potesse toccare fondali così bassi.
In un'università cattolica se vai, lo sai che sarà tassativamente vietato scoprire anche il più infinitesimale centimetro di pelle, tentazione all'arrapatizio, niente gambe scoperte, niente scarpe aperte ( non sottovalutiamo l'erotismo sfrenato dell'unghia incarnita), niente smalto, né piedi né mani, mancava una clausola sul velo, ma quello era a discrezione del candidato.
Eppure, nonostante la restrizione più ferrea mai vista prima in luoghi deputati alla cultura, il circo degli orrori ha messo in scena il più triste dei suoi spettacoli.
Ho visto cose che voi umani eccetera eccetera.
C'era una che s'era fatta fare i capelli apposta dalla parrucchiera, immaginate sta tipa che alle 8 del mattino va dalla parrucchiera e dice oddio odio anche se la mia tesi è una minchionata bestiale, non posso assolutamente presentarmi con i capelli in disordine allora la parrucchiera che probabilmente si fa di crac le ha messo su una impalcatura alla Leila che poi la gente al suo passaggio sferzava colpi di spada laser.
Un'altra se n'è venuta allegra allegra dal sud con la macchina d'epoca, l'autista e il fiocco bianco sulla cappotta, poi qualcuno le ha detto, cazzo, ti sei confusa, non è il giorno del tuo matrimonio, e lei allora ha detto che vabbè, ora che c'era faceva lo stesso.
Avete presente una sposa bella stagionata, insaccata in un vestito bianco impaillettato, tacco a spillo n. 12, scarpe bianche, con annessa punta cuneiforme, mutuata dritta dritta dallo stile free liberty delle lance Maori?
Ecco, di più.
I dettagli, i dettagli poi erano la cosa più impressionante.
Spille spilloni, ferrettoni, diademi, pricipesse Sissi de noantri con stucco forte a vernice lavabile, unghie, mio dio le unghie, da rapace neozoico, che per ovviare al divieto dello smaltamento per esterni, erano diventate frontoni del Partenone.
Non ho mai visto unghie così, lo giuro, nemmeno le cassiere dell'Auchan, no, nemmeno loro sono mai arrivate a tanto.
Avete presente uno scoglio accozzato di patelle?
Un ferro da lavastoviglie schioppato per le incrostazioni calcaree?
Una cornice rococò?
Il guscio di una cozza su cui si appiccicano inutili micro- molluschi, che poi quando le devi pulire ti fai un culo così con coltello e paglietta?
Ecco.
Poi è successo che una è venuta da me e mi ha detto
- Sei l'amica di Gina ( metti..)
- No
- Per chi sei venuta?
- Per me
- Devi discutere?
anzi, no, così
- DEVI DISCUTERE?????????
- Beh, si, ma sono in incognita
Ho avuto grosse difficoltà a confezionarmi per il gran giorno. Si, in effetti, non è statao facile.
La mattina stessa ho fatto un giro al mercato e ho comprato per la modica cifra di 7 euro e 50 una specie di tunica bianca, semi bengalese semi fricchettona, meno che semicotone, molto meno, percentuale di contone prossima allo zero.
In questa missione ho schivato la proposta di matrimonio di un egiziano e l'estorsione del numero di telefono da parte di due ambulanti napoletani.
Alla tunica bianca ho abbinato un pantalone nero che mi faceva le gambe dello spessore di due fili per stendere la biancheria, un paio di ballerine bianche rasoterra regalate anni or sono dall'amica Valeria, una borsa nera stile nonna di Heidi, se mai ne abbia avuto una, un prosecco, un kinder bueno, e vai con dio, cioè, vai da dio che dio ti aspetta, anzi ti guarda dalle telecamere sospese agli angoli dell'aula magna.
P.S subito a destra c'è la cappella.
Farfachic