mercoledì 4 agosto 2010

HO VISTO COSE CHE VOI UMANI...

Che poi in Sicilia ogni due per tre dicono Gioia Mia.
Gioia Mia, hai visto che tempo?
Gioia Mia, mi passi il sale?
E' un intercalare.
Vorrei avere rapporti anali con un cefalo, Gioa Mia, che ne dici, Gioia Mia?
Gioia Mia, potrei seppellirti vivo dopo averti scuoiato e cosparso di sale, Gioa Mia...
Insomma, così.
Per ora sono a Levanzo, qui.
Quello che mi aspetta stasera sono quintalate di cous cous, cucinato alla santa maniera degli specialisti del cous cous.
Sora Nina ha iniziato alle sei del mattino immagino, fraccate di pesce dalle facce più buffe e disparate, invertebrati di vario tipo, corstaceetti che chi più ne ha più ne metta, brodaglia succulenta che solo a sentirne l'odore ti squagli e rimpiangi di non esserti reincarnato cane. ( per i meno perspicaci: cane=olfatto supersviluppato).
Ma non è tutto, anzi, non è niente.
Perchè poi il pezzo forte, trattandosi di cous cous al brodo di pesce con tanto pesce, è il cous cous.
E quello mica è finto. Mica che tu vai alla coop e compri la confezione rettangolare, anzi parallelepipedea, con dentro tutti i pallini già fatti leofilizzati che poi ci butti su un poco d'acqua calda e quello spam, si gonfia e mezz'ora dopo buon appetito.
No.
Ovviamente no.
Qua il cous cous si è fatto con tutti i crismi, dalla farina alla brace, per intenderci. Farina, spruzzate d'acqua, olio a profusione e rigirovagate di mani a mulinello che daje e daje, a forza di farsi pale, mettono su un tripudio di pallini gialli che tu poi li metti nella couscoussiera, li assetti su una pentola con dell'acqua, li lasci incicciottirsi al vapore e dopo sei o sette ore, li tiri via, li 'mbriachi di brodo di pesce, li rimescoli vigorosamente, li copri con sette strati di coperte invernali misto lana e li lasci lì.
Per ora sono a questo punto.
Il bambino è in fasce. Dicono che si deve gonfiare e in fondo è una bella speranza, tu fai un bambino verso cui nutri grosse aspettative, lo metti sotto una coltre pesantissima di lana merinos e lui, invece di soffocare, diventa buonissimo.
Niente di più facile.
In tutto ciò il mio contributo è consistito nello sventramento, nonchè scuoiamento di milleecinquecento totani, ripieni di merda e ossi di seppia di totano, sfilettamento degli stessi, decapitazione inclusa ( se di testa si può parlare considerando quella faccia brutta da totano che ti guarda e ha i tentacoli al posto dei baffi e gli occhi appena sopra e una bocca che non si capisce se da lì ci mangia o ci caga).
Cmq.
Quelli andranno fritti, a forma di anellini, che dovete sapere, voi, tristi, verdi e emaciati cittadini, che quando mangiate gli anellini fritti nella frittura mista, quelli non sono esattamente pesci a rondelle che nuotando a ciambella finiscono per sbaglio dritti dritti nel retino dei pescatori. No, quelli sono siluri lunghi 10, 20 cm, della consistenza di un preservativo ripieno e, per ciò stesso, usato.
Poi c'è vino a profusione e gente che chi la conosce e di tutte le età, dal pargolo che si caga addosso alla cartapecora ingiallita e si sta bene ed è, sorprendentemente, tutto molto piacevole.
In città si vive per compartimenti stagni. I vecchi con i vecchi nelle loro gabbie per vecchi che poi sono i bocciodromi. I bambini con i bambini nelle loro gabbie per bambini, che poi sono gli oratori o i centri estivi e se non è estate, le scuole. Gli adolescenti con gli adolescenti nelle loro gabbie psicotrope da adolescenti, che poi sono vicoli imboscati in cui farsi di crak. I 30 enni nelle loro gabbie da 30enni, che poi sono i locali radical chic e le associazioni culturali e i reading di narrativa giòvane, in cui bere vermentino e pecorino parlando del PD e cioè del nulla. I 40enni nelle loro gabbie da 40enni, che poi sono le famiglie che anno appena costituito, a barcamenarsi con figli di due tre quattro anni e non sapere che pesci pigliare. I 5oenni eccetera eccetera, ci siamo capiti.
Invece qua, si sta tutti mischiati. Un nonno, che magari manco nonno è mai stato, mi può dire cose interessanti e anche se a volte mi distraggono le assurde pieghe di un collo longevo e la grinzosità della pelle che più che cadente è rasoterra, poi insomma, il filo lo tengo e manco male è.
Capirsi a quest'ora non è facile, lo so.
Sto bevendo un'orrenda moretti e sembra avermi sversato più del pensabile.
Tant'è.
Io scrivo a ruota libera, chi vuol esserNE lieto, sia, di doman non v'è certezza, il governo reggerà? chi vivrà vedrà...

Vostra farfagioiamia