lunedì 9 agosto 2010

IL POSACENERE DA TASCA

Allora eccoci a casa.
Avrete notato, carissimi amici, oh voi, gente normale, la novità della moderazione dei commenti.
Per un po' credo proprio che l'andazzo rimarrà questo, perciò abbiate pazienza.
Non c'è bisogno di spiegare altro, un po' perché voi, nella vostra sconfinata intelligenza, avrete già capito tutto, un po' perché queste parole sono troppe e l'argomento, veramente, non merita neanche uno sputo.
Che dire, sono nera come un tizzone. Le piante sono sopravvissute, il basilico sembra un albero di caucciù e domani si trasformerà in pesto.
Il gatto, questa sera lo recupero.
Caldo, non ne fa nemmeno più di tanto.
La città è semideserta, non si sentono più neppure i bambini delle suore, li avranno già bolliti o fatti al forno coll'alloro.
Mi è scoppiato il pollice verde, almeno nelle intenzioni.
Da che sono arrivate ste due piante tropicali, superato l'iniziale momento di diffidenza durante il quale ci tenevamo d'occhio vicendevolmente scambiandoci cordiali saluti, ma sempre a una certa distanza, ora ho deciso che diventerò un'esperta di vivai.
Ieri sera gli ho sparato endovena due siringhe di vitamine. Le nutro a fondi caffè e avanzi di cibo e a giudicare dalla sigaretta che mi chiedono dopo, sembrano soddisfatte.
Inoltre ho scoperto questo oggetto di culto che ogni uomo (e donna) sulla faccia della terra dovrebbe possedere, è un posacenere da tasca o da passeggio o da borsetta, mettetela come vi pare, risolve il problema della ciccaggio selvaggio e del mozzicone sverso in strada in spiaggia sullo scoglio ecc..
Certo si può vivere benissimo senza, anche senza un braccio si può vivere benissimo, ma che c'entra, con è meglio..