sabato 20 ottobre 2007

NINA VOMITICH

tragedia in tre atti (con happy end)
di Monica Nardozi

Prologo

il coro:

Quando Nina Vomitich si svegliò si ritrovò con un albero in testa.
Poi guardò meglio e vide che non era propriamente un albero ma un vero bosco, con tanto di tronchi, rami e foglie evergreen.
Attaccati ai rami c'erano piccoli barattoli di miele, micro-contenitori gialli e appiccicosi e anche pesanti quanto un culo di piombo. Tutt'attorno alla sua testa boscosa gravitavano sciami di api che a guardarle bene si sarebbero dette anche molto incazzate.
Erano tante, ma proprio tante.
Erano uno sciame, un plotone, una falange, erano un fottio di api.
Da allora Nina Vomitich perse la vista e poi un piede. Ma a lavoro continuò ad andarci.


ATTO I:

Il coro:
Nina Vomitich è una sfigata
Nina Vomitich è una sfigata
Nina Vomitich è una sfigata

Nina Vomitich si recò a lavoro ma non appena il capo ufficio la vide disse
- Ohggesùgiuseppeemmaria
E la licenziò.
Così Nina Vomitich si trovò disoccupata con un bosco in testa e troppe api a ronzarle tra un orecchio e l'altro. Visto che a causa del licenziamento aveva tutto il giorno libero, decise di andare al supermercato. Alla cassa, mentre era in fila incontrò un tizio che la guardò e disse:
- Mi sono sempre piaciute le donne con una bella testa.
- Uhm
Disse Nina Vomitich
- Io mi chiamo Solone
- Come l'antico legislatore ateniese?
Chiese Nina Vomitich
- No, come una sola di enormi dimensioni
Disse Solone
- Uhm
Rispose Nina Vomitich
Poi alla cassa fu il turno di Solone.
- Mi presti 50 euro?
Le chiese Solone
- Uhm
Rispose Nina Vomitich ma poi gli prestò il denaro.
Usciti che furono, Solone invitò Nina Vomitich a cena.
- Uhm
Rispose Nina Vomitich e Solone disse
- Ok, allora ci vediamo sta sera alle nove in via dell'attesa infinita
- Uhm
Rispose Nina Vomitich ma Solone lo prese come un Ok.
Alle nove in punto Nina Vomitich era sul luogo dell'appuntamento ma alle 11 e 45 Solone non era ancora arrivato. Allora Nina Vomitich pensò che di certo doveva essere stato rapito dagli alieni e in effetti quando finalmente Solone arrivò, le disse proprio che gli alieni lo avevano prelevato dal suo appartamento attraverso un fascio di luce al neon. Raccontò inoltre che, al suo risveglio, aveva iniziato a sentire forti spasmi al basso ventre ‘che indubbiamente gli alieni gli avevano impiantato un microchip nello stomaco e che per questo, lui adesso, aveva una gran fame.
Andarono al ristorante e Solone disse che siccome gli alieni lo avevano spogliato di tutti i suoi abiti aveva anche perso il porta monete così per la cena avrebbe potuto pagare lei?
- Uhm
Disse Nina Vomitich e sperò che Solone morisse
e in effetti, pagato che ebbero il conto, Solone morì. Cadde in strada e gli esplose lo stomaco. Nina Vomitich pensò che fosse a causa del microchip alieno, ma poi un'ape le ronzò sulle labbra e lei si ricordò che stava per perdere l'ultimo notturno.
Sull'autobus una donna nera come la pece la guardò a lungo e poi finalmente le disse:
- Devi andare in questo vivaio e chiedere di Peal Arbor. Lui ti sta aspettando.
-Uhm
Disse Nina Vomitich e prese il biglietto da visita che la donna nera come la pece le aveva porto. Ma poi arrivò la sua fermata e Nina Vomitich smise di pensare alla donna nera come la pece e fece per scendere, ma l’autista, un nano siberiano di un metro e novantacinque, ignorò la sua richiesta portandola fino al capolinea, a 15 trascurabili chilometri dalla sua abitazione.
Nina Vomitich scese dall'autobus e pensò che aveva sempre voluto passeggiare di notte nel Bronx per 15 chilometri, poi passò un ubriaco e le vomitò addosso, ma lei fu più veloce e con un balzo riuscì a evitare la pappa giallo-ocra fuoriuscita dalla bocca dello sconosciuto, salvo poi scivolare e cadere, schiena e culo, nella pozza in cui il rigurgito si era appallottolato ai suoi piedi.
I barattoli di miele tintinnarono e un'ape la punse all'interno del bulbo oculare, così Nina Vomitich svenne e credette di morire, invece riacquistò la vista, ma non completamente, solo 7/10 per occhio.
Perciò, ora che poteva finalmente vedere abbandonò l’alano che l’aveva accompagnata per il periodo della cecità.
Ma il cane, più intelligente di un premio Nobel e più sensibile di un premio Campiello, non voleva saperne di andarsene. Così Nina Vomitich lanciò una pallina da tennis al di là delle rotaie del tram. L’alano, per quanto intelligente e sensibile, rimaneva pur sempre legato a certi istinti primari proprio come un qualunque maschio medio umano. Così, in un breve istante di debolezza e di profondo rammarico ricordando tra le altre cose che due giorni prima l’analista gli aveva bruscamente interrotto la terapia, seguì la traiettoria della palla assassina e in un fugace ma intenso guaito impattò tragicamente contro il mezzo pubblico delle 3:45.
Il conducente scese per fare il cid.
In un guizzo di scienza infusa costatò che il cane non aveva né patente né assicurazione, ma che soprattutto era un brandello e fu così che la contrattazione amichevole del sinistro, si trasformò acutamente in discussione infinita tra uomo e carcassa insanguinata.
Mentre le sue api facevano il tifo per il conducente, Nina Vomitich si eclissò pensando con fierezza di avere un problema in meno.
Al chilometro 11 lesse l'indirizzo del vivaio e trovandolo di strada, vi si recò sperando che fosse chiuso e invece era aperto.
Peal Arbor le si fece incontro e disse
- Ti stavo aspettando
- Uhm
Rispose Nina Vomitich.
- Io e te insieme faremo grandi cose...spogliati!
Intimò Peal Arbor
- Le calendole sono in fiore e le malmignatte potrebbero arrivare da un momento all'altro.
Nina Vomitich non sapeva cosa fossero le calendole così provando un’impalpabile tensione, soffocante come un ginocchio nella bocca, obbedì e si tolse tutto, anche il preservativo vaginale che l'accompagnava dal 1992. Rimasta nuda capì che quel ginocchio nella bocca ce l'aveva per davvero.
Peal Arbor la esaminò attentamente.
- Eccezionale
Disse
- Strabiliante
Esclamò
- Non ho mai visto niente di simile...
Poi le ordinò di chiudere gli occhi e di voltarsi di spalle
- Uhm
Pensò Nina Vomitich
Così mentre Pael Arbor cercava nei suoi più intimi interstizi tracce di querce nane, Nina Vomitich pensò che avrebbe dovuto trovare un altro lavoro al più presto.
Quando che ebbe finito, Peal Arbor le disse
- Devi recarti in questo posto
E le porse un biglietto da visita
- Qui forse potranno aiutarti...io ho fatto tutto il possibile, ma se vuoi, riproviamo..
- Uhm
Disse Nina Vomitich e prese il biglietto da visita. Siccome ora ci vedeva 7/10, lesse l'indirizzo ad alta voce:
- Via dell'ispezione corporale, 69
- Si, proprio lì
Disse Peal Arbor tra se e se
e poi aggiunse
- Non avresti 50 euro? per il disturbo...
- Uhm
Pensò Nina Vomitich e l'idea di trovarsi subito un nuovo lavoro le tornò ficcante come una puntura d'ape regina.
L’ape regina si sentì chiamata in causa e subito accorse pungendola a sud-ovest del monte di venere.
Nina Vomitich disse ahi! E poi uhm! e poi ancora beh! E infine wow!
Finito di esclamare che ebbe, porse i soldi a Peal Arbor
e fece per andarsene quando Peal Arbor diede una capocciata potentissima contro un tronchetto della felicità e svenne. Ma forse era morto.


ATTO II

Il coro:
Nina Vomitich è una sfigata
Nina Vomitich è una sfigata
Nina Vomitich è una sfigata

Ora Nina Vomitich andò a scuola e incontrò Gesù bambino. Egli le disse:
-Tu donna, ripeterai l'anno
E Nina Vomotich rispose
- Ma veramente mi sono appena iscritta
- E allora, tu donna ti riscriverai ...
Poi la guardò intensamente e aggiunse
- E perciò detto pagherai di nuovo le tasse. Chi crede in me eccetera eccetera..
Nina Vomitich bestemmiò a mente, però Buddha e prima ancora che se ne potesse accorgere Gesù l'aveva teletrasportata nella fila dell'economato, riscossione tasse e contributi.
In fila c' erano 8597 persone e Nina Vomitich era l'ultima.
Subito dopo arrivò un vecchio e disse
- Scusa, buona donna dai capelli tra le api, sono malato, ho la prostata tumefatta, e la gamba sciatica, mi faresti passare?
- Uhm
Rispose Nina Vomitich e il vecchio passò
Poi arrivò una donna gravida dalla pelle squamosa, gli occhi storti e le gambe a x.
Ella disse
- Scusa, ho un problema, sono incinta, posso passare?
- Hai più di un problema!
Rispose Nina Vomitich e la donna mentre passava la percosse violentemente sulle gengive con l'anello nuziale.
- Uhm
Disse Nina Vomitich e un rivolo di sangue le colò fin sotto il mento.
In seguito arrivò un uomo saltellando e disse
- Scusa sono un disabile, mi faresti passare?
- E da cosa si vedrebbe che sei un disabile?
Allora l'uomo si abbassò le braghe e Nina Vomitich capì.
Sei ore più tardi, dopo che Nina Vomitich ebbe visto passare un nano, un elefante, un foglio A4, un idroencefalico, un chianti, una porta USB, un pacchetto di Camel, una figa senza mutande, un gruppo di peli di culo, un gatto senza stivali, degli stivali, un rasoio, un romeno con la pialla, un romeno senza pialla, una lampadina non alogena, Abramo Lincoln, Moana Pozzi, Fassino e Rutelli, la macchina blu di Fassino, Cesare Augusto, Antonio e Lepido che un po’, avendo visto Augusto si grattavano le palle, Franca Rame senza Dario, un Dario qualunque, il settimanale Internazionale e 125 napoletani, arrivò un bambino e le disse
- Scusa, sono un bambino, mi faresti passare?
E allora Nina Vomitich che aveva anche una gran fame ormai, lo ingoiò, ma poi vomitò perchè il bambino aveva delle scarpe Nike altamente cancerogene. Rivomitato che fu, il bambino la guardò di sbieco e la percosse forte sulle gengive con il sussidiario rigido della V elementare, poi passò.
A notte fonda si trovò a passare di lì anche un certo Gesù detto il nazareno, ormai divenuto adulto. Egli guardò Nina Vomitich e le disse
- Beati gli ultimi perchè...
contò velocemente con il calcolatore divino la complessità della fila e concluse
- Perchè tali rimarranno.

ATTO III

Il coro:
Nina Vomitich è una sfigata
Nina Vomitich è una sfigata
Nina Vomitich è una sfigata

Quando Nina Vomitich uscì dall’economato aveva ormai 95 anni, ma se li portava benissimo.
Le colonie di api si erano succedute per infinite generazioni. Esse erano al passo con i tempi, sempre più incazzate.
I giovani mostravano chiari segni di insofferenza. Le contestazioni avevano preso a farsi sentire circa un trentennio prima.
Gli scontri generazionali tuttavia, da un paio di decenni ormai si erano sedati. Le vecchie api in pensione morivano di fame a causa del caro vita e delle poche manciate di miele al mese.
Le giovani api allo sbando, tra precariato e CO.CO.CO a stento riuscivano a spiccare il volo, gravando indissolubilmente sulle famiglie di origine. Le giovanissime invece facevano ingente uso di forfora, vestivano hip-popper con il pungiglione sotto il culo e le strisce giallo e nere sempre in bella mostra.
Furti e episodi di violenza gratuita con atti di vandalismo sempre più frequenti si susseguivano atrocemente sulla testa di Nina Vomotich. Inoltre il malcontento popolare veniva costantemente aizzato e manipolato dalle autorità del governo centrale che sembrava aver trovato nel fenomeno di immigrazione di massa una valvola di sfogo. Da un decennio ormai colonie di mosche avevano cominciato a stanziarsi nei quartieri popolari della testa; avevano le loro tradizioni, i loro culti, le loro abitudini alimentari e mal si amalgamavano con gli autoctoni. I matrimoni misti erano ancora un’assoluta rarità.
Con questa situazione difficile in testa, sempre sull’orlo di un collasso, con lo spettro della guerra civile dietro l’orecchio, Nina Vomitich riuscì finalmente a raggiungere la sua casa.
Quando entrò, 75 cinesi dell’ovest, di ogni taglia e dimensione, le vennero incontro gridandole in faccia milioni di L al posto della R e altre cose cinesi tipo manciate di ideogrammi appuntiti e forse anche taglienti. Infatti, fu repentinamente ferita da un 狗 all’altezza dello sterno e mancandole il respiro svenne rinvenendo 5 minuti più tardi, ma solo per prendersi nello stomaco un altro 山羊 che la passò da parte a parte, lasciandola esanime.
Salì su in cielo mentre la civiltà che aveva sulla testa, arrivata al massimo del suo sviluppo, lanciava la prima bomba atomica.
San Peter, anche detto zuzzurellone, le spalancò le porte del paradiso, ma poi, guardandola bene disse:
- Gli animali vanno da un'altra parte
Visibilmente alterato chiamò Clemente Mastella e aggiunse
- Te l’avevo detto che non bisognava più assumere persone incompetenti, l’usciere non sa fare un cazzo!
- Ma Peter, è il cugino della figlia della zia della nipote di mio cognato che vive in Venezuela!
Rispose Mastella, così Peter, per non stare sempre a discutere che poi per avere la fiducia al parlamento celeste era un casino, sorvolò.
- Va bene.. senti tu, che cosa sei? cioè, che genere di cosa sei?
- Uhm
Rispose Nina Vomitich e Peter che non aveva tanta voglia di lavorare quel giorno, strappò la pratica e aumma aumma di nascosto al principale, rispedì Nina Vomitich da dove era venuta. Nina era venuta dalla colluttazione con i cinesi, per cui fu lì che tornò e resuscitata che fu, vedendosi arrivare un altro 猪 dritto in faccia disse
- Aspettate, parliamone!
Ma ormai era troppo tardi, così morì di nuovo e di nuovo tornò su. Appena Peter la rivide, alzò gli occhi in segno di disgusto e la rispedì giù.
Nina Vomitich si ritrovò nuovamente tra i cinese che la uccisero per la terza volta.
Passò 13 anni celesti a fare su e giù tra cinesi e paradiso. Peter era diventato vecchio, ma ormai ci aveva preso gusto e anche se non sapeva cosa volesse dire, aveva cominciato a pensare che il gioco valeva la candela: Nina Vomitich che fa su e giù tra i due mondi era diventato lo sport nazionale del paradiso. Folle di santi si accalcavano sugli spalti, Mastella gestiva le scommesse clandestine per conto di Peter prendendo il 35% degli introiti. Peter aveva preso a indossare pellicce di cuccioli di angelo, anelli con rubini e catene d’oro. Sniffava manna e aveva dato a Maddalena il compito di gestire una casa d’appuntamenti.
Nel suo piccolo Nina Vomitich era diventata una celebrità. Partecipava a talk show in qualità di opinionista,faceva comparsate televisive, reality, tipo la nuvola dei famosi. Le sue api erano state sterminate dopo l’ultima guerra nucleare. Erano sopravvissute in poche, morte subito dopo a causa delle radiazioni e delle malformazioni congenite incompatibili con la vita.
Così andando le cose, un giorno di paradiso, quando Nina Vomitich era appena appena tornata su, dopo aver preso in faccia l’ennesimo colpo letale dalla frotta di cinesi, vide Dio.
Da che era ai piani alti, non l’aveva mai visto. Ci aveva parlato in chat, Skype soprattutto, ma di persona, mai. E a dirla tutta neanche Mastella l’aveva mai visto, giusto Peter, una volta, 6000 secoli prima, di sfuggita, al supermercato.
Quando le apparve, una luce accecante la pervase. Ma poi capì che non era dovuta alla presenza divina, bensì ai tecnici dell’Enel che stavano risolvendo un problema di illuminazione nei lampioni della zone nord.
Con enorme sorpresa Nina Vomitich vide che Dio era Micelangelo Antonioni e che tutti, appena apriva bocca, cadevano in un sonno profondo. Ma a lei non successe. Lei riusciva a sopportora Michelangelo Antonioni e anzi, a dirla tutta, le risultava anche interessante.
Dio aveva in testa un bosco pieno di barattoli di miele attorno a cui ronzavano sciami di api.
Nina Vomitich sorrise e capì che lei era la figlia di Dio.

Epilogo

Il coro:
Nina Vomitich è una sfigata, forse no
Nina Vomitich è una sfigata, forse no
Nina Vomitich è una sfigata, forse no

Gesù fu spodestato, arrestato e condannato alla sedia elettrica per truffa aggravata ai danni della divinità. Bruto e Cassio tornarono dall’esilio e Cesare si sentì un poco di bruciore di stomaco. Nina Vomitich, che ora era la figlia legittima di Dio, lanciò un dardo incandescente contro la frotta di cinesi, non per vendette, quanto più per provare i suoi nuovi superpoteri. Imaprò che avrebbe dovuto consultare meglio il libretto delle istruzioni, perché i cinesi non morirono tra atroci sofferenza, così come era nelle sue intenzioni, ma divennero biondi e con gli occhi a palla.
Alcuni però morirono, ma di vecchiaia.
Fu così che Nina Vomitich visse secula seculorum alla destra di Michelangelo Antonioni, ma a volte, scambiandosi di posto con lo spirito santo, poteva sedere anche a sinistra.
Così era più facile per tutti giocare a scacchi.

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