mercoledì 17 febbraio 2010

AGGHIACCIANTE CRONACA DI UNA MORTE OCCULTATA


Devo raccontarvi questa storia aberrante, che ha i tratti del thriller, degna di uno dei migliori plot di genere, con chicche splatter e punte di assetato e sconvolgente cinismo ( a cui per altro, dovremmo essere abituati*).
Una persona che conosco molto bene e che frequento abitualmente ( una volta a settimana, diciamo così), una brava persona, bella persona, disponibile, gentile, gran lavoratrice, solare, divertente, sfigata nella sua condizione di straniera in Italia, paese di bastardi e razzisti e bastardi razzisti insieme, è stata appena licenziata ( si fa per dire, visto che un'assunzione non l'ha mai avuta).
Succede che questa persona lavora in una casa di cura gestita da monache sataniche, ma talmente sataniche che se Satana esistesse per davvero, si cagherebbe nelle mutande all'idea di essere adorato da gente di questo tipo.
Questa persona funge da sguattera.
Lava, stira, spazza, ramazza e pulisce i culi a degenti incartapecorite e allettate.
Uno di questi giorni, finito il turno, questa persona fa per andare via e, non avendo il permesso di usare l'ascensore, riservato alle sole monache e non certo alle sguattere, prende a scendere migliaia di rampe di scale fino all'uscita. Lungo il percorso, scalino dopo scalino, pianerottolo dopo pianerottolo, incontra il cadavere impiccato di una delle tante cartapecore detenute.
Ora accadde che la brava persona, presa da sgomento, come chiunque abbia ancora una qualche sensibilità da essere umano e non da pantegana ammuffita, dopo l' iniziale shock da visione di morto suicida appeso alla ringhiera della tromba delle scale per tramite di una calza di nylon, inizi a correre a destra e a manca, di su e di giù, alla ricerca di qualche bastarda monaca del cazzo in grado di venirle in soccorso.
Niente.
La casa di cura pare abbandonata.
Si attacca al telefono, chiama la direzione, chiama gli uffici, fa il numero di tutti le responsabili o presunte tali della baracca in questione, ma niente.
Presa dal panico allora, scavalca il cadavere, corre in cortile e dal suo cellulare ( faccenda per altro vietatissima dalle monache stesse: le sguattere hanno l'obbligo tassativo di non introdurre telefoni propri all'interno della casa di cura) chiama i pompieri. Perché i pompieri? boh, il primo numero che le è venuto in mente e così inizia a raccontare in maniera affannata, in un italiano stentato, ciò che ha visto: il cadavere ormai blu e pertanto risalente probabilmente alla sera prima, la calza di nylon attorno al collo, la posizione scomposta degli arti ormai completamente irrigiditi e così, mentre sta urlando sincopata che ha trovato un cadavere impiccato per le scale, arrivano le monache.
Una frotta di monache assatanate le intimano da lontano di attaccare subito, immediatamente. La brava persona, basita, non capisce, chiede spiegazioni, dice ma come, questa vecchia, l'ho trovata impiccata e le monache, no, attacca, attacca subito, non parlare con nessuno! il tutto urlato molto chiaramente mentre dall'altro capo del telefono i pompieri sono ancora in linea e assistono in diretta all'assurdità di ciò che sta accadendo.
Alla fine le strappano di mano il cellulare e la cacciano a male parole.
Le dicono di andarsene, di allontanarsi, ma lei si trattiene.
Si trattiene il tempo necessario per vedere le monache indaffarate, sudate, schiattate di fatica, tentare di rimuovere il cadavere. Dopo parecchi sforzi riescono a tirarlo su e a schiaffarlo nel suo letto da ex degente disgraziata.
Il tutto dopo essersi barricate dentro, a tapparelle abbassate, la porta chiusa a doppie mandate.
I carabinieri però non tardano ad arrivare così pure l'ambulanza, avvertiti entrambi dai vigili del fuoco insospettiti dalle urla diaboliche della telefonata precedente.
Fatto sta che quando arrivano, le monache si rifiutano di aprire, i carabinieri buttano giù la porta e quando entrano vien detto loro dalla madre superiora che la degente è morta nel sonno durante la notte.
I carabinieri, accompagnati da quelli del reparto investigativo, dicono, si come no, e salgono a controllare il cadavere stabilendo che l'anziana donna stesa nel letto, non solo è morta impiccata ma riporta chiari segni di lussazione degli arti dovuti al tentativo delle monache di ridistenderne il corpo, accartocciato come un pacco di Camel finito e ormai rigido da ore e ore di rigor mortis.
Come andrà a finire io non lo so, quello che so è che mi mancano le parole per esprimere giudizi in merito. Quello che sono riuscita a farvi è solo la cronaca più o meno fedele di ciò che è accaduto. Per il resto mi rimane addosso un senso di nausea misto a peli dritti sparsi un po' ovunque qua e là.
Fate voi.



*Piscicelli: «Sì». Gagliardi:...oh ma alla Ferratella occupati di sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito...non è che c'è un terremoto al giorno P:..no...lo so (ride) G:...così per dire per carità...poveracci P:..va buò ciao G:...o no? P:...eh certo...io ridevo stamattina alle 3 e mezzo dentro il letto G:...io pure...va buò...ciao».




Farfasconvolta.