martedì 23 febbraio 2010

PROPEDEUTICA AL RICICLO ROCOCO'

Un tempo ero molto ispirata, gli amici mi chiamavano Ines, Coca Ines...

Riciclare le robe è importante, tutto può essere riciclato: abiti, regali, amori, parole, soprannomi, battute, lavoratori precari, escrementi, vaffanculi, soddisfazioni, dissociazioni e complimenti.

Succede, mettiamo, che sei in cassa che fai la cassiera, perché invece io in un'altra vita ho fatto la cassiera alla libreria della stazione termini, e insomma arriva uno che sembra volerti chiedere informazioni sul solito libro di Moccia e invece ti fa:
-Come ti chiami, è tanto che ti guardo, vengo ogni giorno, mi dai il tuo numero di telefono
e tu che già lo sai che hai capito tutto perché sarai anche finita a fare l'impiegata in una libreria il cui titolare se vendesse quarti di bue o materiale idraulico non farebbe la differenza, farai anche l'impiegata in questa libreria ma una scintilla divina di pronta intelligenza t'è rimasta, così rispondi:
- Sta sviolinata era per la cassiera del turno prima, la figazza bionda e balconata, evvè?
E lui dice:
- Si, è vero, solo che mo sto qua, ho sbagliato orario, ce stai te, è uguale.
Questo è un classico esempio di riciclaggio di approccio.

Sono graditi commenti di illuminanti esempi in tal senso.

Farfapedagogica

mercoledì 17 febbraio 2010

AGGHIACCIANTE CRONACA DI UNA MORTE OCCULTATA


Devo raccontarvi questa storia aberrante, che ha i tratti del thriller, degna di uno dei migliori plot di genere, con chicche splatter e punte di assetato e sconvolgente cinismo ( a cui per altro, dovremmo essere abituati*).
Una persona che conosco molto bene e che frequento abitualmente ( una volta a settimana, diciamo così), una brava persona, bella persona, disponibile, gentile, gran lavoratrice, solare, divertente, sfigata nella sua condizione di straniera in Italia, paese di bastardi e razzisti e bastardi razzisti insieme, è stata appena licenziata ( si fa per dire, visto che un'assunzione non l'ha mai avuta).
Succede che questa persona lavora in una casa di cura gestita da monache sataniche, ma talmente sataniche che se Satana esistesse per davvero, si cagherebbe nelle mutande all'idea di essere adorato da gente di questo tipo.
Questa persona funge da sguattera.
Lava, stira, spazza, ramazza e pulisce i culi a degenti incartapecorite e allettate.
Uno di questi giorni, finito il turno, questa persona fa per andare via e, non avendo il permesso di usare l'ascensore, riservato alle sole monache e non certo alle sguattere, prende a scendere migliaia di rampe di scale fino all'uscita. Lungo il percorso, scalino dopo scalino, pianerottolo dopo pianerottolo, incontra il cadavere impiccato di una delle tante cartapecore detenute.
Ora accadde che la brava persona, presa da sgomento, come chiunque abbia ancora una qualche sensibilità da essere umano e non da pantegana ammuffita, dopo l' iniziale shock da visione di morto suicida appeso alla ringhiera della tromba delle scale per tramite di una calza di nylon, inizi a correre a destra e a manca, di su e di giù, alla ricerca di qualche bastarda monaca del cazzo in grado di venirle in soccorso.
Niente.
La casa di cura pare abbandonata.
Si attacca al telefono, chiama la direzione, chiama gli uffici, fa il numero di tutti le responsabili o presunte tali della baracca in questione, ma niente.
Presa dal panico allora, scavalca il cadavere, corre in cortile e dal suo cellulare ( faccenda per altro vietatissima dalle monache stesse: le sguattere hanno l'obbligo tassativo di non introdurre telefoni propri all'interno della casa di cura) chiama i pompieri. Perché i pompieri? boh, il primo numero che le è venuto in mente e così inizia a raccontare in maniera affannata, in un italiano stentato, ciò che ha visto: il cadavere ormai blu e pertanto risalente probabilmente alla sera prima, la calza di nylon attorno al collo, la posizione scomposta degli arti ormai completamente irrigiditi e così, mentre sta urlando sincopata che ha trovato un cadavere impiccato per le scale, arrivano le monache.
Una frotta di monache assatanate le intimano da lontano di attaccare subito, immediatamente. La brava persona, basita, non capisce, chiede spiegazioni, dice ma come, questa vecchia, l'ho trovata impiccata e le monache, no, attacca, attacca subito, non parlare con nessuno! il tutto urlato molto chiaramente mentre dall'altro capo del telefono i pompieri sono ancora in linea e assistono in diretta all'assurdità di ciò che sta accadendo.
Alla fine le strappano di mano il cellulare e la cacciano a male parole.
Le dicono di andarsene, di allontanarsi, ma lei si trattiene.
Si trattiene il tempo necessario per vedere le monache indaffarate, sudate, schiattate di fatica, tentare di rimuovere il cadavere. Dopo parecchi sforzi riescono a tirarlo su e a schiaffarlo nel suo letto da ex degente disgraziata.
Il tutto dopo essersi barricate dentro, a tapparelle abbassate, la porta chiusa a doppie mandate.
I carabinieri però non tardano ad arrivare così pure l'ambulanza, avvertiti entrambi dai vigili del fuoco insospettiti dalle urla diaboliche della telefonata precedente.
Fatto sta che quando arrivano, le monache si rifiutano di aprire, i carabinieri buttano giù la porta e quando entrano vien detto loro dalla madre superiora che la degente è morta nel sonno durante la notte.
I carabinieri, accompagnati da quelli del reparto investigativo, dicono, si come no, e salgono a controllare il cadavere stabilendo che l'anziana donna stesa nel letto, non solo è morta impiccata ma riporta chiari segni di lussazione degli arti dovuti al tentativo delle monache di ridistenderne il corpo, accartocciato come un pacco di Camel finito e ormai rigido da ore e ore di rigor mortis.
Come andrà a finire io non lo so, quello che so è che mi mancano le parole per esprimere giudizi in merito. Quello che sono riuscita a farvi è solo la cronaca più o meno fedele di ciò che è accaduto. Per il resto mi rimane addosso un senso di nausea misto a peli dritti sparsi un po' ovunque qua e là.
Fate voi.



*Piscicelli: «Sì». Gagliardi:...oh ma alla Ferratella occupati di sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito...non è che c'è un terremoto al giorno P:..no...lo so (ride) G:...così per dire per carità...poveracci P:..va buò ciao G:...o no? P:...eh certo...io ridevo stamattina alle 3 e mezzo dentro il letto G:...io pure...va buò...ciao».




Farfasconvolta.

venerdì 12 febbraio 2010

Una storia di "ordinaria corruzione"


Eccerto, perché in Italia, come vuoi che sia la corruzione se non ordinaria?
Attenzione, lo scrivo in grosso così, tanto per stare tranquilla, ancora è tutto da vedere, noi, da queste parti, siamo garantisti; il Berto è solamente indagato e smentisce tutto; per il momento, a sentire il suo legale, si tratterebbe di un grande equivoco..

Vero è però, che a me non è mai stato particolarmente simpatico, e non lo dico solo ora che rischia le chiappe.
Quel personalino smunto, quella tuta da scout.
Quella faccia onnipresente, onniveggente, onnivorante..
Niente panico gente, la risposta a tutti i vostri problemi è Bertolaso.
Dammi una B, dammi una E dammi una R ecceterea..
Ber-to-la-so!
Si svampa la caldaia?
Bertolman!
Sassolino nella scarpa?
Bertolman!
Stipsi croniche, acne giovanile, macchina in panne?
Bertolman!
Il giornalaio ha finito le copie di topolino? un coatto vi ha fregato il parcheggio sotto il naso? buste della spesa troppo pesanti?
Bertolman!
Insomma, o negli ultimi anni ci sono state veramente troppe emergenze o qualcuno ha esagerato col prezzemolo, che alla fine è vero, col pesce ci sta benissimo ma non è che in Italia si mangi solo spigola.
Poi, grande protetto del re.
Guido di qua, Guido di là..
Non per dire, ma la cosa non mi tranquillizza.
Mettiamola così, io a cena con l'amico di Hannnibal Lecter non ci andrei.
Insomma, favoritismi negli appalti per le grandi opere e puttanparty.
Niente di nuovo, tutto sommato ci siamo abituati. Che male c'è? metti una troia di qua, una smandrappona di là e il G8 alla Maddalena è bello che sistemato. Si fa per dire, visto che poi manco s'è fatto.
Ma ti pare? e dire che io non ce lo vedo proprio il Berto, non è che sprizzi testosterone da tutti i pori. Lo so, non è dai pori che deve sprizzare, ma insomma, ci siamo capiti, con quell'aria diafana, pulita pulita, sempre in prima linea, pronto, dilaniato dalle fatiche organizzative, dagli oneri delle responsabilità civili, della sicurezza pubblica, da Haiti, le critiche da fare agli americani e monta e smonta le tendopoli, e scava e sposta e metti e porta e carica e scarica, ma dove lo trova il tempo per farsi massaggiare?

Ieri da Santoro si parlava di un presunto coperchio da pentola a pressione in procinto di saltare.
Perifrastica attiva.
Mi chiedo allora, ma quand'è che salterà, pensiamo forse che potrebbe cambiare davvero qualcosa?
L'unico vero cambiamento sarebbe un cambiamento totale di genere.
Solo parlamentari donne.
Se non altro risolveremmo il grande cruccio del giro di mignotte, potrebbero riuscire a organizzarsi in tal senso in modo del tutto autarchico, nessuno scambio di favori sessuali a fini di corruzione, semplici festini lesbo, giochi tra adulti, en passant, così, tanto per divertirsi, tra la discussione di un progetto di legge e l'altra, in quegli uggiosi pomeriggi romani in cui piove sempre, una leccata alla moquette* e via, alle sei, tutte a fare shopping.
A seguire: happy hour con dj Raffaella!

* Si, t'ho fregato la battuta..

Farfa costume e società

martedì 9 febbraio 2010

VOLERE

Vorrei.
Una testa sana e mani di fata.
E parole come lame, dolci, per condurre alla morte. Di quelle che poi si rinasce. Migliori.
Vorrei capelli come medusa. Vorrei serpi attorni al mio corpo che stringono forte dove fa più male, che tengono legate le ferite e liberano le catene.
Vorrei la pece nelle viscere e dentro gli occhi e nello stomaco.
Una pace delle carne.
Vorrei.
E un bacio infinito e umido. Saturo. Fecondo.
Vorrei dita creative, vorrei pensieri di flauto.
Vorrei respirare a fondo senza fischi, senza fatica.
Vorrei luce nelle pupille, vorrei braccia elastiche e persone senza spigoli da accogliere.
E musica nelle orecchie, sempre. Come curve di arcobaleni di illusioni.
Vorrei sogni belli.
Vorrei il sole in faccia, ogni giorno.
Zucchero sulle labbra. Piedi stabili, terreni sicuri.
Vorrei la pioggia e che quando c'è che fosse fresca, lucente come un riflesso, veloce come un'idea importante.
Vorrei svegliarmi e poggiare i piedi sul morbido. Vorrei svegliarmi con i denti bianchi e i riflessi sullo smalto potenti come un'abbaglio.
Come un miraggio.
Vorrei che mi vedessi accesa.
Vorrei davvero ardere questa vita fino a consumarla senza rimpianti.

martedì 2 febbraio 2010

OBESITY


In questa casa stanno tutti male.
Oggi Gianfilippa è andata dal medico per farsi il vaccino.
Il medico in realtà è una medica con indosso una specie di pigiama con tutte le facce di gatti orsetti e conigli e l' irritante abitudine di fare le vocette da cartone animato ogni volta che per Gianfy si mette male ( tipo iniezione di virus, tipo termometro nel culo, tipo trombetta nel lobo auricolare).
Le ha detto che ok, tutto bene, tranne che per una cosa: è in forte sovrappeso. Sul libretto sanitario ha scritto: sovrappeso. Sulla ricetta ha scritto: sovrappeso. Sulla fattura ha scritto: sovrappeso.
L'ha sottoposta a un rigido regime alimentare, dice che a forza di ingozzarsi senza ritegno, alla scrofa potrebbe venire il diabete.
Allora abbiamo comprato un mangime speciale per bestie grasse.
Un mangime light per lardose trippe cadenti.
Un mangime che sembra come tutti gli altri, solo che costa un botto.
E si chiama Obesity.
Lo giuro.
Non sto scherzando.
Si chiama così.
OBESITY.
Ma non servirà, perché Gianfilippa assimila pure l'aria, perché Gianfilippa ha un metabolismo dinamico quanto il cartonato di un western, perché se Gianfilippa fosse una donna sarebbe o una di quelle castigate vita natural durante per la paura di ingrassare o una gran porca lipidica che non ci sta nelle sedie dei cinema e della metro e non passa attraverso le porte..
Ecco.
Ciao