venerdì 2 marzo 2007

Silvan

Mi chiamo Silvan come il mago.

Ma non sono un mago altrimenti mi basterebbe un simsalabim per far scomparire questo cadavere che da tre giorni mi porto appresso nel bagagliaio.

Non so dove metterlo.

Cioè ancora non ho avuto il tempo necessario per poterci pensare come si deve, per disfarmene come si conviene a un assassino.

Mi ci vedete in giacca e cravatta di ritorno dal lavoro a scavare una buca sotto lo svincolo della tangenziale per interrare questo metro e ottantacinque che pesa come il piombo e che forse comincia anche a puzzare?

Io no.

Sto tornando a casa, svolto per il vialetto, le luci della famiglia felice sono tutte accese come le candeline sulla torta, schiaccio il telecomando e il cancello si apre. Anche per questa sera, caro morto, resterai nel mio garage. Ma tutto sommato ha nevicato e quindi un po’sono sollevato, anzi il fatto che abbia nevicato è proprio una botta di culo, ho un altro giorno almeno d’autonomia prima che il tanfo della decomposizione diventi un dettaglio non più trascurabile. Entro e l’odore dolciastro dell’arrosto mi si insinua nelle narici sciogliendo il moccio raggelato dalla neve e dall’aria fresca della sera. Silvana mi corre incontro, mi fa le feste, mi salta addosso, mi lecca o almeno ci prova, ma è una cosa che le lascio fare raramente e adesso proprio non mi va. La scanso con un piede per raggiungere mia moglie in cucina. Ha addosso uno di quei grembiuli da cuoca della domenica, con le vacche nere e bianche stampate a lucido e le patacche di pomodoro; è incinta mia moglie, al sesto mese e la cosa non mi piace affatto.

-Ciao

Mi dice con la bocca piena di denti e la pancia piena di bambino

- ciao

- hai fatto tardi?

- Cos’è, una domanda?

- Si..no

- Ah ecco, che cucini?

- Zuppa di bocconcini di carne

- Gulasch

- Si gulasch.. non mi veniva

Perfetto. Per un bisogno sadico alzo il coperchio e allungo il collo per guardare quello che già immagino di trovare: pezzi di carne morta immersa in un liquido schiumoso rosso sangue che appunto mi fa pensare al sangue e alla sera della mattanza, la sera in cui ho segato in due il corpo nella vasca da bagno e l’ho lasciato a scolare per una notte intera prima di insacchettarlo per benino.

Almeno adesso non c’è pericolo che goccioli.

Mi viene su come un conato di vomito, anzi è proprio un conato..

Sarà difficile mangiare questa roba, fingo un mal di testa e salto la cena. Mentre mi verso uno scotch Margherita si offende.

- Ho cucinato tutto il giorno

- Sto male, scusami, non è giornata

- Ma non voglio mangiare da sola

- Oh si che vuoi!

- No, è triste

- Allora non mangiare

- Certo e che me ne faccio di un chilo di zuppa?

- Allora mangia

Piagnucola. Odio le donne che piagnucolano, quelle brutte che piagnucolano poi sono davvero insopportabili. La guardo attraverso il bicchiere filtrando dallo scotch la sua immagine devastata dalla pancia e dal gonfiore sgraziato della gravidanza. Non credo di poter sopportare oltre. Per un secondo mi balza lucida in mente l’idea che potrei fare secca anche lei che col bambino vale come due.. quando si fa il passo, quando hai già ucciso un uomo puoi ucciderne cento e non avere rimorsi. Sono un assassino, lo sono diventato mio malgrado, ma adesso non mi è concesso di tornare indietro, la mia coscienza ha fatto un balzo, un salto di livello nella gerarchia dei valori. Uccidere è un reato, una colpa, un crimine, un affare ignominioso, ma solo teoricamente. Farlo ti rende prossimo a dio. Farlo ti devasta e ti spoglia, ti piega e ti libera. Uccidere è un impulso naturale, opporsi significa castrarsi, assecondarlo significa rinascere. Io sono dio. La vita di un uomo vale il tempo di un cuore che batte.

- cosa ti prende?

- sono solo stanco

- e non pensi a me?

- a cosa dovrei pensare, scusa?

Mi si fa vicina, rotolando tra la poltrona e il divano mi si para di fronte

- dobbiamo parlare

- di cosa?

Ha messo le mani a giara, in questa posa sembra ancora più immensa

- del fatto che sei strano

- per favore

- Sei strano, sono giorni che ti comporti in modo strano

- Che vuoi dire?

- Strano, sei strano

- Cristo che vocabolario! Hai studiato 15 anni per non saper dire altro che “strano?”, usa un sinonimo almeno, che cazzo!

Sono al secondo bicchiere di scotch mentre il pensiero mi va al garage, alla macchina, al cadavere.. al cadavere diviso in due all’altezza del bacino, tagliato con la motosega che uso a primavera per potare il pero il mandorlo e quell’altro albero là di cui non ricordo mai il nome, ginepro.. no, bah, chissenefrega.

Margherita è scomparse su per le scale e ora ne ridiscende con il dizionario dei sinonimi e dei contrai sulla pancia

-Diverso-strambo-anormale-stravagante-eccentrico-strampalato..

Poi fa una pausa

- balordo

mi lancia addosso il dizionario e se ne va, a mangiare presuppongo perché è difficile che salti un pasto, mia moglie, d'altronde lo si deduce benissimo misurando i 20 chili che ha messo su da che ci siamo sposati.